Trenta sfollati dopo l’esplosione, scatta la solidarietà del paese
Evacuata anche un'abitazione vicina danneggiata. Il sindaco racconta la mobilitazione della comunità

«C’è stata subito una gara di solidarietà per aiutare le famiglie coinvolte». È una risposta solidale, quella di Rescaldina, dopo l’esplosione della mattina di sabato 31 marzo.
Siamo nella fascia che di solito si definisce “hinterland di Milano”, in quelle cittadine che spesso vengono etichettate un po’ banalmente come “paesi dormitorio”, dove i legami sociali si presumono essere labili. La risposta di Rescaldina, però, è quella di una comunità coesa, come emerge dalle parole del sindaco Michele Cattaneo: «Noi eravamo pronti a mettere a disposizione stanze nell’albergo con cui siamo convenzionati – spiega – ma c’è stata da subito una gara di solidarietà nel mettere a disposizione stanze e case, per aiutare le famiglie coinvolte».

In totale le persone rimaste senza casa sono trenta: ventisette nella palazzina esplosa, tre in una casa vicina, che ha avuto il tetto lesionato dalla deflagrazione. La Procura ha messo sotto sequestro quel che resta dei tre appartamenti devastati dallo scoppio, mentre le altre unità abitative sono state dichiarate inagibili. «Man mano poi le persone potranno rientrare nelle loro case per recuperare almeno alcuni effetti personali», spiega il sindaco, che questa mattina ha seguito da subito le operazioni di soccorso in via Brianza.

Già poche ore dopo molti residenti, passata la paura iniziale (qui una video-testimonianza), si sono preoccupati di come vivere in questi giorni, come tutelare le proprie cose. Chi aveva l’auto nel cortile sotto la palazzina – ad esempio – l’ha vista bloccata dai detriti proiettati dall’esplosione sul lato Sud dello stabile
La palazzina come appariva nel 2008, su Google Street:
Sul lato Sud si trova anche la villetta vicina, che ha visto gli infissi devastati e il tetto parzialmente scoperchiato dall’esplosione. Anche qui gli abitanti sono stati evacuati. Nella mattinata in molti si sono prodigati: ha aperto le sue porte, ad esempio, l’oratorio, nella cui squadra giocano anche i bambini feriti nell’esplosione.

Alcuni degli abitanti sono rimasti a lungo nel parcheggio di fronte alla palazzina, aspettando di capire cosa sarebbe stato delle loro case. «Se hai bisogno lo sai che ci siamo», li rassicuravano i conoscenti, mentre qualcuno si prendeva cura dei gatti “scampati” all’esplosione.
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