Con Faberlab il “Made in Varese” diventa di qualità
Dopo quattro anni di vita il progetto di Confartigianato Imprese Varese si unisce all'esperienza dello Studio Caporaso diventando così Faberlab design
Dopo quattro anni di attività Faberlab cambia e il design diventa ancor più protagonista grazie alla collaborazione con lo Studio Caporaso.
Nella serata di lancio della nuova iniziativa di Confartigianato Varese, sono le aziende, le loro storie e alcuni prodotti a testimoniare le ragioni della scelta.
Lo sono a partire dal buffet in cui ogni scelta era frutto di una riflessione. Dalla pasta di Legu, realizzata tutta con soli legumi, al Buosino passando dalle mele della Valtellina, dall’acqua Laurisia per finire al tradizionale Apollo 11.
“Oggi ci rendiamo conto che non ci sono più i prodotti di una volta. – Ha aperto le brevi presentazioni Angelo Bongio che ha visto nascere Faberlab nel 2014 – Il prodotto vive una personalizzazione spinta e si passa dal prodotto di massa a una massa di prodotti sempre più governati dall’intelligenza. Il nostro lavoro va a supporto delle innovazioni che il mercato ci chiede tenendo presente che le imprese hanno nel loro codice genetico la competitività. Con Faberlab seguiamo la via italiana della manifattura”.
È Davide Baldi, direttore del progetto a raccontare le evoluzioni che dal 2018 ci saranno negli spazi di Tradate e non solo.
“Il design può portare valore aggiunto a diverse aziende che possono trovare un servizio innovativo. Faberlab fa parte di Confartigianato e può essere l’anello di congiunzione delle diverse tecnologie per un obiettivo di produzione Made in Varese. Noi abbiamo le competenze e le professionalità per fare una produzione di qualità alta”.
Sono le aziende presenti il piatto forte della serata e una dopo l’altra si presentano testimoniando l’importanza dell’innovazione e del design anche in produzioni che sembrerebbero lontane da questa attività.
La pasticceria di Denis Buosi da decenni è conosciuta ben oltre il territorio provinciale. Nelle ultime settimana suo figlio Andrea ha vinto un importante premio grazie alla creatività, ma anche al gusto nella presentazione.
“Noi – racconta Denis – vendiamo un prodotto che viene acquistato anche per la sua dimensione estetica. La grafica, il design e la presentazione devono funzionare. Questo ovviamente segue un prodotto di qualità perché il consumatore è sempre più esigente ed è disposto a spendere solo se tutto garantisce uno standard alto”.
La serata, oltre che dal dolce di Buosi, è stata allietata dai prodotti di Monica Neri di Legu.
“Abbiamo realizzato pasta e prodotti fatti solo dai legumi. Un progetto artigianale che nasce dal desiderio di riscoprire la tradizione. Il design ne è parte perché la persona deve restare colpita anche dall’immagine. Tutto deve comunicare e in modo veloce”.
Roxi Scotti è il direttore marketing dell’Apollo11. “Nato nel 1969 per festeggiare. Nel 2007 abbiamo stabilizzato una ricetta e l’abbiamo messo in bottiglia. Con questo abbiamo vinto un premio. Ora la sfida è portarlo a livello del consumatore denudandolo dalla bottiglia storica e rendendo il cittadino protagonista del riuso del contenitore facendone un premio. Dopo 20 anni di esperienza imprenditoriale nel mondo del marketing e della comunicazione che mi hanno permesso di collaborare e crescere con i più grandi brand nazionali e internazionali, a dicembre del 2016 ho deciso di intraprendere una nuova sfida.
Ispirata dal legame affettivo e dalle potenzialità di prodotto e di brand, ho creato e lanciato sul mercato “Apollo 11 in love”, la prima linea dedicata al wedding, agli eventi e alla regalistica di Apollo 11, l’aperitivo rosa nato a Varese il 20 luglio del 1969 e tenuto ufficialmente a battesimo da Edwin Aldrin”.
A completare i prodotti scelti per la serata c’era una selezione delle patatine Pringles, l’acqua Lurisia e le mele della Valtellina che vengono valorizzate da un particolare packaging .
L’architetto Giorgio Caporaso ha chiuso le presentazioni raccontando come la tradizione varesina in materia di design è di grande profilo.
“La sedia Varese è un simbolo del lavoro di design del nostro territorio e che è arrivato oltre oceano.
Design che poi significa disegno industriale e definisce le proprietà formali del prodotto. Significa progettare per arrivare a produrre qualcosa che non esiste.
Oltre alla sedia in questi spazi abbiamo portato la storia delle bobine industriali di Parasacchi, un’azienda nata nel 1945 e leader in Europa per la loro produzione. Settant’anni dopo abbiamo iniziato a ripensare a questi oggetti e progettarne un loro riutilizzo per altre finalità. Ci siamo messi a progettare altri oggetti come tavoli, sedie e componenti per la casa. Abbiamo contaminato quell’esperienza storica con altre professionalità e questo ci potrà aprire a mercati nuovi. Poi siamo passati a cercare il nome. Parasacchihome è il frutto di un lavoro di studio”.
Luisa Parasacchi ha raccolto il testimone dell’azienda che è così arrivata alla terza generazione. “Avevo voglia di fare qualcosa di mio e personalizzare il prodotto. Ho iniziato a studiarci e Giorgio ha dato una bella spinta per arrivare a fare qualcosa in più al mio articolo”.
Faberlab entra così in una nuova stagione. Per farlo usa uno slogan forte: “L’idea migliore non basta. Credici e trasformala in realtà”. A Tradate lo spazio, le competenze, le esperienze potranno esser così a supporto delle imprese e di chiunque voglia provare a trasformare un’idea in qualcosa di bello, ma soprattutto di utile a far nascere o crescere un’impresa.
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