La bandiera europea scomparsa? “Prima Gallarate, la Lombardia e l’Italia, poi l’Unione”
Con una dura risposta al presidente del Movimento Federalista Europeo, il sindaco Cassani rivendica la (temporanea) rinuncia alla bandiera e la sua personale "classifica" di appartenenza
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«La bandiera dell’Unione non esiste neppure più dai tempi del Trattato di Lisbona». Il sindaco di Gallarate Andrea Cassani usa una dose di paradosso, per chiudere – a suo modo – la querelle sulla bandiera europea “sfrattata” da Palazzo Borghi per lasciare posto a quella della Croce Rossa.
Rispondendo alla lettera aperta del presidente gallaratese del Movimento Federalista Europeo Antonio Longo (che si rivolgeva prima di tutto al consiglio comunale), Cassani rivendica la scelta fatta e spiega anche che la bandiera blu con stelle gialle non è scomparsa dalle altre sedi, ma solo dal municipio. «Come altri sindaci ho dovuto scegliere quale bandiera togliere dal pennone portabandiera municipale e, come altri sindaci, ho sostituito temporaneamente la “bandiera” (seppur non esistente formalmente) dell’Unione Europea» dice il sindaco. Che rivendica la sua personale “classifica” di appartenenza: «Ritengo che tale scelta sia in linea con la vicinanza delle istituzioni alla nostra comunità: prima Gallarate, prima la Lombardia, prima l’Italia, poi l’Unione Europea».
Ma la storia della bandiera che non esisterebbe? «Non fu un simbolo politico, bensì istituzionale» dice Cassani. «Utilizzo il passato remoto per evidenziare che tale simbolo, contenuto nella Costituzione europea (che non è mai entrata in vigore), con il Trattato di Lisbona non esiste addirittura più. Quindi, l’indignazione che Lei espone al sottoscritto dovrebbe essere rivolta a tutti gli Stati che firmarono il Trattato di Lisbona» (sedici stati ribadirono però che la bandiera, al pari dell’inno, avrebbero “continuato a rappresentare come simboli, il senso di comunità delle persone nell’Unione europea e la loro fedeltà ad essa”). «Come consuetudine, alcuni Stati dell’Unione Europea hanno scelto di esporre egualmente quel simbolo (non politico)» si legge ancora nella lettera di risposta a Longo. Che viene bollata come una «chiara provocazione politica».
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