I medici strigliano la politica: “Fate presto, non c’è più tempo”
Confronto tra alcuni primari del Varesotto ed esponenti politici regionali. In gioco il futuro della sanità pubblica. Cattaneo: "La riforma non decolla perché manca un manager come Lucchina"
La sanità è in emergenza. Pochi medici, richieste in aumento, risorse in diminuzione. All’Hotel Le Robinie di Solbiate Olona, gli esponenti politici del territorio hanno incontrato i 73 medici firmatari della lettera appello in difesa della sanità pubblica. L’assessore Raffaele Cattaneo, il consigliere d’opposizione Samuele Astuti, il presidente della Commissione sanità Emanuele Monti e il consigliere comunale di Busto Arsizio Palumbo hanno accettato l’invito al confronto presentato dalla Fondazione Carnaghi Brusatori e moderato dal presidente dell’ordine Roberto Stella.
Lo scenario è davvero preoccupante: mancano gli specialisti, l’età media dei professionisti in corsia è elevata, i concorsi per le assunzioni vanno deserti. Nei giorni scorsi il Ministero ha emesso il bando per le scuole di specialità: entreranno 6200 dottori in medicina che si formeranno nei diversi corsi. A questi, in Lombardia, se ne aggiungeranno altri 55 finanziati dalla stessa Regione ( troppo pochi secondo Astuti).
Un numero che già si preannuncia non adeguato vista la penuria esistente e che, comunque, non dà risposte all’emergenza che è ora e adesso, nella maggior parte dei reparti ospedalieri. Lo ha detto chiaramente il primario di pediatria di Busto Arsizio, dottoressa Cherubini: « Abbiamo tempo fino a metà di giugno, poi non saremo più in grado di dare un servizio di qualità ed efficienza alla popolazione. Il nostro lavoro è complesso e ampio e non siamo più messi in grado di svolgerlo con adeguata attenzione».
La risposta potrebbe arrivare velocemente da un sistema di alcune Asst e che verrebbe esteso, una volta verificate alcune condizioni: fare graduatorie sia di specialisti sia di non specialisti che entrerebbero una volta finite le figure strutturate. La dottoressa Cherubini ha suggerito inoltre di assumere gli specializzandi sin dal quarto o quinto anno di scuola così da assicurarseli anche una volta finito il percorso di formazione. La soluzione avanzata cerca di rispondere a uno dei pericoli maggiori che si corrono, quello dell’attrattività dei singoli ospedali, perché i giovani chiedono di andare in reparti dove possano continuare a imparare, apprendendo dalla molteplicità dei casi. Un’offerta che la ricca rete di piccoli ospedali territoriali offre raramente.
Nel dibattito, così, ritorna la vicenda del punto nascita di Angera chiuso temporaneamente e riaperto su pressione della popolazione: una decisione che oggi, a mente fredda, si giudica errata. I punti nascita andrebbero razionalizzati, accorpati, ridisegnati in un sistema a rete dove l’ospedale del parto rimane il terminale ultimo di un modello che comprende anche il prima e il dopo la nascita: « Non parliamo di chiusura ma di trasformazione del reparto – ha suggerito Emanuele Monti – un’offerta di presa in carico e accompagnamento fino al parto che deve avvenire in un luogo sicuro». Una posizione sostenuta anche dal primario dell’ospedale di Saronno Molinari che ha ricordato come, nella vita di una donna, la gravidanza sia una delle tante richieste, tutte degne di essere prese in cura.
Il leit motif della razionalizzazione è stato ricorrente anche alla luce di quanto previsto dalla Riforma del 2015, ancora sulla carta: « È mancato un manager autorevole come Carlo Lucchina – ha dichiarato Raffaele Cattaneo – senza nulla togliere a chi è venuto dopo di lui, la regia di questa partita non è stata in grado di gestire il cambiamento».
La riforma a metà, che non riesce a dare risposte, è alla base dei problemi odierni secondo Cattaneo e Astuti, il quale ha messo in luce i punti dolenti del sistema sanitario dove sono carenti gli strumenti dati alla medicina del territorio, dove si intasano i pronto soccorso che drenano fondi dai reparti: « Dobbiamo guardare ad altre regioni che hanno adottato procedure più snelle di reclutamento del personale – ha commentato Astuti – Il problema è generale ma a Varese è persino più grave».
Le poche certezze emerse nel corso della serata sono relative alla mancanza di fondi, ai tagli imposti da Roma, al Pil che non cresce e penalizza tutta la spesa pubblica,: « Per il momento è impensabile stabilizzare i precari – ha ammonito Cattaneo – occorre razionalizzare la rete dell’assistenza, un tema, però, che si scontra con il consenso».
E proprio sul consenso si gioca spesso l’azione politica: in vent’anni la riforma voluta da Formigoni ha puntato sugli ospedali, sulla concorrenza pubblico e privato accreditato, e oggi, senza entrare nella questione degli scandali, è chiaro che la spesa per gestire tutto il modello è troppo elevata. «La Riforma Rizzi poggia su una buona intuizione che, però, fatica a essere messa in pratica anche a causa dei regolamenti attuativi non sempre in linea» hanno convenuto i presenti a cui, però, i medici chiedono risposte concrete e urgenti.
La razionalizzazione è l’unica via percorribile, scelte coraggiose e chiare che permettano ai cittadini di conoscere il modello di riferimento: la strenua difesa del proprio presidio deve lasciare il passo al sostegno alla rete con servizi e ambulatori territoriali afferenti a poche eccellenze centralizzate. La politica, che trova fondi e volontà di tagliare il superticket, deve anche avere la stessa volontà di chiudere o ridimensionare gli ospedali che non rispondono più alle esigenze della popolazione, chiudere i punti nascita non sostenibili e i reparti/ospedali sotto dimensionati. La razionalizzazione della rete porterà a un contenimento della spesa e a una ridistribuzione delle risorse umane efficiente e adeguata: magari si scoprirà che non servono centinaia di assunzioni e che il personale in circolazione è sufficiente. Non si dovrà ricorrere ai medici ormai in pensione ( che vanno pagati) perché i giovani torneranno ad apprezzare i posti pubblici, anche periferici.
La serata di ieri, alla fine , è stata interlocutoria. Il presidente di commissione Monti ha chiesto ai medici firmatari di presentarsi in audizione, così come l’assessore Cattaneo ha chiesto loro di allargare il movimento di protesta. Ma ciò che i 72 professionisti lamentano non sono cose nuove: si ripetono da anni. Ora chiedono risposte e azioni.
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