La Quiete all’asta: ancora nulla di fatto
L’unica offerta di 4,4 milioni presentata dall’immobiliare Borghi per l’acquisto dell’area è troppo bassa. Prossima puntata probabilmente prima di Natale
La Quiete di Varese, oramai “ex” casa di cura dei varesini perché fallita, non ha ancora un acquirente.
L’asta tenutasi oggi al primo piano del tribunale di Varese di fronte al giudice Manuela Palvarini e alla curatrice fallimentare Luisa Marzolli è andata tecnicamente deserta. La base d’asta di 10,8 milioni a cui era ammesso un ribasso massimo del 20% non ha soddisfatto le offerte economiche dell’unica proposta di acquisto proveniente dal legale rappresentante della “Gaetano e Piera Borghi Srl”, oggi presente a palazzo di giustizia: è Angelo Borghi, industriale, a capo anche di un piccolo regno dell’assistenza sanitaria, che ha nella Casa di cura Fondazione Borghi di Brebbia la struttura di punta. Dallo scorso anno, il suo è l’unico piano di rilancio prospettato per la casa di cura.
Borghi vuole comprare a 4,4 milioni.
«Abbiamo una perizia sulla Quiete che valuta l’immobile, allo stato attuale, a 4 milioni di euro di valore – spiega Borghi, che vuole comprare per investire sempre in ambito sanitario – . Aspetto ora di vedere quali saranno i termini della prossima asta, che verosimilmente potrà venir fissata prima di Natale».
È la quinta asta per la vendita della Quiete che non va a buon fine, sebbene il prezzo iniziale sia stato abbassato dai 17 milioni iniziali al valore attuale.
Un’area che a dispetto della posizione – semi centrale, estesa nel verde e con vincoli imposti dalla Sovrintendenza – sembra dunque in questa fase non interessare ad investitori nell’ambito sanitario ma che, qualora la destinazione urbanistica dovesse variare, rappresenterebbe sicuramente un investimento più che appetibile dal punto di vista immobiliare.
Questo punto è stato al centro di una mozione presentata dalla Lega in Consiglio comunale a Varese.
La chiusura prolungata della Quiete oltre a creare un danno ai 60 ex dipendenti, molti dei quali ancora in cerca di una nuova occupazione, danneggia anche gli utenti varesini. Dallo scorso anno, infatti, tutto il pacchetto di prestazioni che la Regione Lombardia aveva accordato ai suoi ambulatori rimane congelato in attesa di nuove disposizioni. Di fatto la città è da più di un anno che perde decine di prestazioni ed esami utili ad alleggerire le liste d’attesa.
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