Doppio processo (a Busto e in Marocco) per l’uomo accusato dell’omicidio di Rescaldina
Questa l'ipotesi emersa a conclusione delle indagini per l'omicidio del 54enne Abib Modou Diop, freddato in un campo ai margini del bosco del Rugareto. L'imputato è latitante in Marocco
A gennaio del 2019 un uomo di origini senegalesi di 54 anni, Abib Modou Diop, è stato ucciso a colpi di arma da fuoco ai margini del bosco del Rugareto, in un campo nei pressi di via Grigna a Rescaldina. L’assassino sarebbe un giovane marocchino, attualmente latitante e libero di circolare nel suo Paese di origine mentre i due complici sono uno in carcere (dove era già detenuto per spaccio) e l’altro a piede libero (la richiesta di arresto è stata respinta dal giudice per le indagini preliminari).
Ad un anno e mezzo dall’omicidio, dunque, il sostituto procuratore di Busto Arsizio Rossella Incardona ha chiuso le indagini sul fatto di sangue avvenuto nell’ambito di un regolamento di conti per questioni di droga. Da quanto ricostruito dalla polizia giudiziaria, infatti, Diop era un consumatore abituale di droga che si prestava a fare da palo per gli spacciatori del bosco, in cambio di qualche dose. Il movente del delitto sarebbe da ricercare in alcuni ovuli di marijuana spariti, furto che i due capi della rete di spaccio (zio e nipote marocchini) avrebbero addebitato al senegalese.
Dopo una prima spedizione punitiva nella quale la vittima avrebbe subito delle percosse è arrivato l’omicidio per mano del nipote del capo. Il senegalese, infatti, sarebbe tornato nel bosco per ribadire la sua innocenza ma la sentenza è arrivata sotto forma di proiettile che non gli ha lasciato scampo. Un’esecuzione che sa di esempio per tutti coloro che collaboravano con la rete di spaccio.
Oggi il suo assassino potrebbe subire due processi paralleli: uno davanti alla Corte d’Assise (in contumacia) in Italia e uno nel suo Paese natale dove la magistratura sta attendendo la traduzione degli atti della Procura di Busto Arsizio e procedere con l’incriminazione. Il primo procedimento che arriverà a sentenza fermerà l’altro per il principio del “ne bis in idem” che non permette di processare due volte una persona per lo stesso reato.
Il paese nord-africano, infatti, non concede l’estradizione verso l’Italia, come avrebbe voluto la Procura di Busto Arsizio, ma permette di processare propri concittadini per reati commessi in Italia. Questa situazione sarebbe frutto di accordi bilaterali datati ma ancora in vigore.
Come detto, dunque, l’uomo accusato di aver ucciso Abib Modou Diop è libero di vivere nella sua bella casa (secondo alcuni testimoni l’avrebbe ristrutturata coi soldi della droga smerciata in Italia, ndr) ma questa libertà potrebbe non durare ancora per molto.
Dalla vicenda, infine, è scaturita un’inchiesta parallela che sta ricostruendo la rete dello spaccio nel bosco del Rugareto. In una delle operazioni eseguite nei mesi scorsi sono stati trovati, all’inteno di una sacca abbandonata in un’auto usata da uno dei sospettati, contanti per 35 mila euro.
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