Accam, Farioli chiama alla responsabilità: “Chi vuole il fallimento lo dica”
L'ex-sindaco di Busto Arsizio lancia un appello alla responsabilità: «Lunedì ultima chiamata poi sarà troppo tardi. Se Accam fallisce si perde il controllo della gestione dei rifiuti per 5 anni»
Gigi Farioli, ex-sindaco di Busto Arsizio e oggi assessore nella giunta Antonelli, interviene sul ritiro della proposta di salvataggio di Accam da parte di Amga e lancia un appello affinchè le forze politiche mettano da parte i propri obiettivi o le questioni ideologiche e lavorino, anche se su fronti opposti, per la buona riuscita dell’operazione per una società che – a detta di Farioli – ha i giorni contati. Nei suoi dieci anni da sindaco si è dovuto occupare molte volte della società che gestisce l’inceneritore e conosce perfettamente le dinamiche che la governano.
«Ritengo necessario fare un appello a tutti i politici che vogliono fare i politici e cioè governare processi anche difficili attraverso la capacità di seguire un obiettivo in modo trasparente. Pregiudizi, posizioni ideologiche, paura della responsabilità, scambio di cerino stanno condizionando le scelte su Accam. Sono scelte difficili che avrebbero comunque un percorso impervio, difficile e mille componenti economici, finanziari, giuridici, ambientali ma vanno fatte fino in fondo».
Per l’ex-sindaco di Busto non è in gioco solo un impianto «ma l’intero ciclo dei rifiuti con conseguenze che si faranno sentire sulla carne viva di decine di famiglie. La politica non può assumere questo atteggiamento di guadagnare tempo per perderlo. Ogni ulteriore perdita di tempo, e si parla di ore, renderebbe inefficace e improponibile ogni scelta. L’alternativa è fallimento di una società pubblica».
Il vero rischio di una scelta di questo tipo lo definisce così: «La liquidazione o fallimento impedirebbe per almeno 5 anni ai comuni di poter essere promotori, partecipi o soci di qualunque società che abbia lo stesso oggetto e cioè lo smaltimento dei rifiuti. Chi inneggia a questo lo fa superficialmente».
E infine l’invito a giocare a carte scoperte: «Chi vuole il fallimento lo dica a chiare lettere e si assuma le responsabilità. Se un piano ci deve essere non può essere solo il salvataggio ma deve avere un ampio respiro. Serve un ruolo industriale, innovativo e moderno che apra ad una visione strategica di sviluppo societario».
Il messaggio ad Amga e ai sindaci soci è chiaro: «Dopo 2 mesi di continui incontri, chiare interlocuzioni e trasparente coinvolgimento non capisco perchè tirarsi indietro» e aconferma della volontà di Agesp ad andare avanti c’è anche una lettera che il presidente della società bustocca Giampiero Reguzzoni ha mandato al suo omologo legnanese nella quale conferma la volontà di andare avanti. Lunedì ci sarà tempo per l’ultima chiamata, poi il destino di Accam sarà segnato definitivamente.
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