Terreni: “Il terzo polo per le elezioni a Gallarate? Nascerà con una strategia”
Uscito dal centrosinistra, gran sostenitore dell'alleanza civica per la città, l'ex consigliere comunale crede ci siano ancora i margini. "Longobardi non cerca un'alleanza con Cassani, ma deve chiarire"
«Il terzo polo è una strategia, non è un problema di immediatezza». Ne è convinto Dario Terreni: l’idea della “alleanza delle civiche” non è meno concreta (come scrivevamo ieri), dopo l’annuncio di «avvicinamento» tra Cassani e Longobardi.
Parte da qui il Terreni, osservatore di lungo corso, ex consigliere comunale, ancora attivissimo nel dibattito politico di Gallarate, in vista delle elezioni amministrative 2021. «Non chiamatemi volpone» dice scherzando, dopo che gli abbiamo affibbiato l’epiteto, un po’ giocoso. «Sono una persona che ha grande passione per la politica e per la città», racconta oggi, lui che appena prima dell’emergenza Covid ha pubblicato un libro sull’industria gallaratese, che ha già altre idee in cantiere e che ha sempre in mente la vocazione manifatturiera della città.
Torniamo alla politica… dunque, cosa sta succedendo? Davvero le mosse di Longobardi non indeboliscono l’idea del terzo polo?
«Sono andato a parlare con Rocco Longobardi: mi dice che vuole concentrarsi su un progetto per il commercio. Se è così, è una scelta contingente, diversa da una strategia politico-elettorale, per un ingresso organico nel centrodestra. Io lo vedo anche nelle sue parole con cui ieri ha spiegato la sua posizione».
L’ex consigliere, partito dalle file delle Acli e passato in consiglio comunale l’ultima volta con il Pd, è convinto che sia sbagliato interpretare la mossa di Longobardi come l’inizio di una alleanza.
E dunque l’ipotesi di terzo polo resta valida? Secondo Terreni, sì: «Ci sono due candidati di due diverse aree, Cassani e Silvestrini, e poi c’è Più Gallarate che cerca di costruire un terzo polo, che io preferisco chiamare Polo Civico. Potrebbe essere davvero essere il punto di approdo di ogni lista civica cittadina. C’è una crisi dei partiti e della partitocrazia, resa evidente anche dal governo Draghi».
«Il terzo polo è una strategia, per essere determinanti sul risultato finale. Potrebbe raccogliere tre diversi gruppi: Più Gallarate, il gruppo che fa capo a Massimo Gnocchi, il gruppo di Longobardi. Ma Longobardi deve chiarire».
Ma non si rischia di rinviare all’infinito? «Per me non è un problema di immediatezza, il problema è avere idee chiare su cosa si vuole. Stando fuori dalle polemiche che riguardano i due poli, guardando all’idea di città».
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