Il commento dello “scandidato” Pinti: “Per un attimo mi son sentito Paperino Sindaco”
L'intervento del consigliere della Lega che per alcuni giorni è stato uno dei nomi più quotati, prima del sì di Matteo Bianchi "Un pochino ci ho creduto, ci avrei messo l’anima. Ma sostengo Matteo Bianchi"
Fin dal primo giorno in cui si è ventilato il mio nome come candidato Sindaco di Varese, mi sono sentito in una di quelle edizioni speciali del “Topolino”, della serie: “Paperino sindaco!”, dove un’inattesa piega di premesse catapulta il nostro eroe al centro della scena pubblica.
Prime pagine dei giornali, protagonista di innumerevoli speculazioni, scenari vagheggiati, citazioni illustri (addirittura dall’esimio scrittore Naftalino de Naftalinis sulla Prealpina del 23 Giugno scorso), senza contare i tantissimi messaggi di sostegno che ho ricevuto, le conversazioni telefoniche, le riunioni e gli incontri dove nel bene e nel male il mio nome è stato effettivamente preso in considerazione: per tutto questo, io posso soltanto dire “Grazie”.
Di questi strani giorni mi resterà un bel ricordo da incorniciare, sulla stessa parete dove in questi anni ho avuto il privilegio di allineare moltissime esperienze, avventure e soddisfazioni.
Poi, sì, lo ammetto. Un pochino ci avevo creduto anch’io che sarebbe potuto accadere. E lasciatemelo dire: ci avrei messo l’anima. A cuor contento. Perché io sono convinto che Varese, come città, come identità, come luogo del cuore prima che come puntino sulla carta geografica, debba ancora trovare la chiave giusta per raccontarsi. Prima a sè stessa. Poi, al resto del mondo. Di tante vocazioni possibili, sceglierne una che si faccia orizzonte o meglio, se mi permettete la metafora, cammino.
Non so dire se sarei riuscito a trovarla, né cosa avrebbe effettivamente combinato un Pinti Sindaco: di sicuro ci saremmo divertiti… Ma condivido la scelta di chi nella Lega ha insistito perché si arrivasse a Matteo Bianchi.
Per esperienza amministrativa, relazioni e pragmatismo civico, Matteo è senza dubbio la scelta più adeguata al contesto, tanto che già un paio d’anni fa mi ero messo a sua completa disposizione, quando aveva ventilato per la prima volta di voler affrontare questa sfida. Ora poi, accettando di raccogliere il testimone da un grande come Roberto Maroni, dimostra davvero coraggio. Per questo lo ringrazio. E lo sosterrò, convintamente.
Quanto a me, da questo episodio speciale della mia già surreale esistenza, ho ricavato la soddisfazione di alcune conferme. A giudicare dalle analisi più quotate io sarei troppo di destra, per la sinistra. Troppo scapigliato, per il centro. Troppo di sinistra, per alcuni altri. “Pinti è troppo Pinti”, avrebbe detto qualcuno. “Speriamo che sia vero”, ho risposto io, stamattina, al tizio scapigliato che strabuzzava gli occhi, prima il destro, poi il sinistro, fissandomi con una certa curiosità, dall’altra metà dello specchio.
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