L’associazione ucraina a Buscate: “L’invasione russa spaventa. Aiuteremo da qui”
L'associazione Italia Ucraina Maidan, attiva dal 2013, ha aperto una raccolta fondi sul sito per acquistare beni di prima necessità in previsione di un conflitto con la Russia: "Questa volta si rischia la catastrofe"
L’escalation militare in Ucraina sembra preludere ad un’invasione russa del Paese e anche gli ucraini in Italia sono preoccupati per la sorte dei loro cari che ancora vivono lì.
Il bustocco Fabio Prevedello è il presidente onorario dell’associazione Italia-Ucraina Maidan che ha sede a Buscate, piccolo centro al confine con Busto Arsizio. Sposato con una donna ucraina, ha sviluppato un amore per quel Paese, nato dall’esperienza di volontariato con Aubam a Busto Arsizio, l’associazione che si occupa di portare in Italia i bambini di Chernobyl in alcuni periodi dell’anno. In passato ha partecipato a diverse missioni nei paesi dell’Est nell’ex- Jugoslavia, in Romania e, appunto, in Ucraina: «La mia passione per l’Est Europa è genetica».
Prevedello ne racconta gli esordi e il repentino cambiamento, causato proprio dalla guerra: «L’associazione è nata nel 2013 con scopi culturali. L’obiettivo iniziale era quello di portare a conoscenza degli italiani e degli europei in generale, usanze, storia, geografia, tradizioni di quel popolo. Dall’anno successivo, nel 2014, gli sconvolgimenti politici di piazza Maidan ci hanno portato a far prevalere il lato umanitario».
In questi anni hanno consegnato 300 tonnellate di aiuti umanitari nelle zone vicine al Donbass, zona di conflitto occupata dai filo-russi dal 2014. «Portiamo aiuti ad anziani, bambini, profughi. Grazie a questa attività abbiamo ottenuto l’onorificenza di terzo grado scelto per alti meriti sociali e umanitari. I fondi venivano raccolti tramite momenti di festa a Buscate, sede dell’associazione».
Il legame col territorio dell’Altomilanese è sempre più forte e c’è già in progetto un gemellaggio tra la città di Kolomyia e Buscate. Anche altre realtà del territorio stanno aiutando o lo hanno fatto in passato come ad esempio i Vigili del Fuoco di Inveruno, la Croce Rosa Celeste e, in futuro, con Croce Azzurra Anpas di Buscate. Berdiansk, una città sul Mar Nero considerata una Rimini locale, ha dedicato all’Italia un corso, nell’ambito della revisione della toponomastica avviata per togliere i riferimenti all’Unione Sovietica.
In modo ridotto questa attività va ancora avanti: «Purtroppo la pandemia ha bloccato le iniziative di raccolta più importanti ma grazie ad un’attività di autosovvenzionamento siamo riusciti a mantenere un canale aperto». Pensate che l’aggravamento della situazione bellica possa fermare del tutto l’attività? «Non vogliamo fermarci. Ora stiamo cercando di capire cosa potrà succedere e come organizzarci».
Come si sta vivendo questo momento? «La preoccupazione è tanta. Il governo cerca di minimizzare per tranquillizzare ed evitare il caos ma sono sempre di più le persone che cercano di reperire informazioni per proteggersi da un attacco. Nei giorni scorsi è stata mandata una mail a tutti i cittadini per dare indicazioni su cosa fare in caso di attacco o bombardamento».
In Ucraina la guerra non si è mai fermata dal 2014: «Nelle regioni occupate dai filo-russi ogni giorno si contano feriti e morti anche perchè l’esercito ucraino non può sparare nemmeno in risposta ad un primo attacco. Per poterlo fare deve aspettare che il nemico continui. Anche se negli ultimi anni le armate ucraine sono state implementate».
Come si può aiutare la vostra associazione in questo momento? «Sul nostro sito www.italia-ucraina.it è attiva una raccolta fondi. Compriamo i beni sul posto per dare una mano all’economia locale e per evitare i costi di spedizione. Attualmente l’Ucraina sta già vivendo un dramma con 1,5 milioni di profughi interni».
Quali sono le impressioni di chi vive lì? «Questa volta c’è davvero paura che possa succedere qualcosa di grosso e se succede sarà una vera tragedia. La gente inizia a fare le prime scorte alimentari. I prezzi di tutti i beni stanno aumentando perchè c’è odore di economia di guerra. Anche i voli iniziano ad avere problemi con le assicurazioni che si tirano indietro e stanno paralizzando il traffico aereo».
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