La siccità, i canali e il signore delle dighe: “C’era il modo di avere più riserve d’acqua”
Alessandro Folli è il presidente del consorzio Est Ticino Villoresi, che gestisce i maggiori canali di Lombardia tra cui anche i navigli. Per loro l'emergenza dura da mesi. E non manca un po' di polemica
Togli acqua da un lato, ne aggiungi dall’altro. Da settimane, se non da mesi, il consorzio Est Ticino Villoresi è costretto a distribuire l’acqua sui canali intorno a Milano con l’attenzione a ogni singolo metro cubo.
«Ieri sera abbiamo iniziato a ridurre la portata del Villoresi e mandarla sul Naviglio. Oggi immettiamo 10 metri cubi in più sul Naviglio, portandolo a 55 mc al secondo, domani lo portiamo all’80%, 60mc» spiega Alessandro Folli, presidente del consorzio che gestisce i canali derivati dal Ticino (Villoresi e Naviglio Grande) e dall’Adda (Martesana), con tutte le rogge e canali minori derivati. È la linfa che dà vita alla agricoltura lombarda, la più produttiva d’Italia.
Ieri ha piovuto, poco, quasi solo sul bacino del Lago Maggiore, tra la Piana di Magadino e il Varesotto: cambia qualcosa per le acque?
«Si è fermata la discesa del lago per un giorno, ma questo non vuol dire nulla: se il tempo rimane questo, da stasera riprenderà a scendere. La pioggia non ha cambiato nulla»
Perché oggi date più acqua al naviglio Grande?
«Perchè dà acqua all’Abbiatense, da Turbigo in giù, e al Pavese. Da Abbiategrasso l’acqua infatti viene ripartita tra naviglio di Bereguardo e il ramo verso Milano, quello che arriva fino alla Darsena e alimenta il naviglio Pavese. Oggi la Darsena è già “in competenza”, a 120 cm, mentre nelle settimane passate era scesa a 70cm, per dare acqua al Ticinello, che dà acqua alla zona vicino a Melegnano e che era rimasto senza un goccio d’acqua».
E il canale Villoresi?
«Il Villoresi rimane a 5 mc per dieci giorni: il minimo vitali per i pesci, mentre vengono spente le centrali idroelettriche a Monza. Rinunciamo a un po’ di energia, per tutelare l’agricoltura».
Da quando è iniziata l’emergenza per voi dell’Est Ticino Villoresi?
«Dura ormai da cinque mesi. A me dispiace questo: sul livello del Lago Maggiore il Villoresi e il consorzio Ticino avevano fatto richiesta al Ministero Ambiente di invasare 1,35 metri in più in inverno, per avere più riserve. Questo avrebbe consentito di dare acqua ora ai canali e anche al fiume Ticino, verso il Po. I Comuni lombardi e il Ministero l’avevano capito, i Comuni piemontesi invece hanno fatto ricorso. Ora si lamentano dell’assenza dell’acqua. Ma noi gestiamo questo sistema da anni, abbiamo le competenze: secondo loro saremmo così insipienti da mettere a rischio i Comuni? Spero solo che imparino da questo errore: altrimenti avranno sì più spiagge, ma finiranno a poter correre in mezzo al lago, perché manca l’acqua. Ma adesso non voglio più pensare ai ricorsi che hanno fatto».
C’è da pensare a ripartire l’acqua che c’è..
«Per 10mila aziende, con un totale di 10 miliardi di Prodotto Interno Lordo, che fa parte di tutto il sistema economico. Bisogna pensarci bene quando si toglie l’acqua all’agricoltura, anche perché poi quest’acqua l’agricoltura la restituisce subito alla falda e quindi agli acquedotti. Mentre oggi ci troviamo con cento Comuni sul Po che devono essere riforniti con autobotti».
Si parla spesso delle perdite della rete di distribuzione dell’acqua potabile, almeno in alcuni territori ora si stanno facendo interventi troppo a lungo rinviati. Ma rispetto al mondo agricolo, alla rete di canali irrigui, di che investimenti c’è bisogno?
«Il consorzio sta investendo molto sui canali principali, che sono risagomati e cementati sul fondo, per recuperare acqua eliminando le perdite».
L’intervento sul fondo che nella primavera scorsa finì al centro di polemiche sulla «asfaltatura» del Villoresi…
«Appunto: non si conosce la realtà di questo settore: con quell’intervento abbiamo recuperato dagli 8 ai 10 metri cubi/secondo. Ma non è finita: stiamo presentando un progetto di 65 milioni per risagomare il Villoresi da Monza all’Adda, per poter usare metri cubi per dare sollievo alla Martesana. La Martesana prende acqua dal lago di Como, che è molto più basso del Maggiore. È un bel progetto, spero che venga recepito, considerata anche la competenza che l’Est Ticino. Siamo la “regione” agricola più popolosa d’Italia, servendo 5,8 milioni di persone: grazie ai dipendenti stiamo affrontando questa crisi nel migliore dei modi. Certo, l’acqua purtroppo non si compra e non si vende: non abbiamo il mercato di Rotterdam dove si compra il gas, l’acqua va salvaguardata ma se non arriva non possiamo prenderla altrove».
Lei è anche presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi Gestione Tutela Territorio ed Acque Irrigue in Lombardia: al di là del Villoresi, ci sono altri progetti legati alla salvaguardia dell’acqua come risorsa agricola?
«Regione Lombardia ha approvato una legge storica per il recupero delle cave dismesse da usare come bacini di riserva. Noi abbiamo già fatto una verifica di tutte le cave che si possono utilizzare, quelle che si possono collegare al nostro reticolo. A Roma ci sono voluti sette anni per avere il via libera, sette. Se questi sono i tempi della burocrazia e dello Stato centrale… si poteva fare in due anni e oggi non saremmo in questa situazione. Non avremmo terreni sul Po che sono ormai sabbia bruciata dal sole».
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