Traffico di rifiuti metallici, in manette Maurizio Rullo che coi soldi illeciti acquistò anche il Novara
L'imprenditore originario di Locri aveva messo in piedi un sistema di società in Italia e all'estero, per trasformare i rifiuti in materiale ferroso senza alcun trattamento per le acciaierie
Acquistavano rifiuti metallici in nero da altre aziende di recupero oppure di provenienza furtiva facendoli passare per materiali provenienti dalla Germania per poi rivenderli alle acciaierie non più come rifiuti ma come materiale ferroso grazie ad un giro di false fatture tra aziende cartiera appositamente create. Il giochino dell’imprenditore originario di Locri (Rc), Maurizio Rullo, starebbe in gran parte in questo giro con l’obiettivo di massimizzare il profitto senza passare da costose operazioni di recupero, come prevede la legge.
Un vorticoso giro di denaro da 100 milioni di euro
Per questo il gip di Milano ha dato esecuzione di diversi provvedimenti cautelari personali e reali, adottati all’esito di complesse e articolate indagini, anche di carattere internazionale, le quali hanno consentito di far luce su un vorticoso giro di denaro (quasi 100.000.000 di euro), legato a imponenti traffici illeciti di rifiuti e transitato sui conti di società italiane ed estere (tedesche e ungheresi) per essere “ripulito” e reinvestito in ulteriori attività, prevalentemente illecite.
La società in Germania dove transitavano i soldi
Di questo denaro, oltre 65.000.000, dopo essere stati bonificati sui conti della società tedesca Tm Commodities Gmbh, riconducibile a Rullo, sono stati, la gran parte nell’arco di soli due anni, prelevati in contanti dai conti stessi con una pluralità di operazioni, alcune anche per importi pari a quasi 1.000.000 euro, e reimmessi in circuiti economici perlopiù illegali.
18 misure cautelari, sei in carcere
Le indagini svolte dai carabinieri del Gruppo per la Tutela Ambientale e la Transizione Ecologica di Milano, con il supporto di militari dei Comandi Provinciali Carabinieri competenti per territorio, di personale Europol e della polizia tedesca (BKA), nell’ambito di una cooperazione internazionale (Eurojust), hanno permesso di dare esecuzione a un’ordinanza di applicazione di misura cautelare nei confronti di 18 persone (6 ordini di custodia cautelare in carcere, 8 arresti domiciliari e 4 sottoposti all’obbligo di dimora presso il comune di residenza). Sono ritenute responsabili di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti (principalmente rottami ferrosi ma anche altri rifiuti speciali anche pericolosi), auto-riciclaggio, riciclaggio, dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture false ed emissione di fatture per operazioni inesistenti.
Chi è Maurizio Rullo
Il promotore della presunta associazione a delinquere sarebbe il 56enne Rullo in qualità di titolare di imprese operanti in Italia e all’estero attraverso un’azienda di recupero, trattamento e commercio di metalli ferrosi con sede legale in Milano e sedi operative in Cressa (NO), Paderno Dugnano (MI) e Dairago (MI), ed una società con sede legale a Torino.
Lo schema operativo
Avrebbe ripetutamente approvvigionato ingenti quantitativi di rifiuti ferrosi “in nero”, per un ammontare di 165.000 mila tonnellate circa, da altre società operanti nel campo del recupero di rottami) o direttamente dal mercato clandestino (da soggetti non autorizzati o di provenienza furtiva), sul territorio nazionale. Al fine di poter reimmettere tali rifiuti sul mercato legale e rivenderli alle acciaierie, avrebbe fatto risultare (falsamente) di averli importati dalla Germania, acquistandoli da una società tedesca sempre a lui riconducibile, ma che in realtà sarebbe stata del tutto inoperativa e appositamente costituita (società cartiera);
A fronte di (false) fatture emesse dalla società tedesca, avrebbe eseguito (mediante bonifici bancari) versamenti di consistenti somme di denaro (circa 90 milioni di euro), apparentemente a titolo di corrispettivo per gli acquisti (che si ritiene in realtà non siano mai avvenuti) dei rifiuti ferrosi.
Insieme ad altri affiliati avrebbe poi fatto rientrare in Italia le somme versate, dopo aver effettuato prelievi in contanti (anche fino a 900mila euro al giorno) presso i conti correnti in Germania o dopo averle “girate” su altri conti correnti riconducibili ad altre società di logistica ritenute fittizie, anche in altri Paesi, riconducibili sempre all’organizzazione.
L’acquisto con soldi illeciti del Novara Calcio
Riottenuta la disponibilità di quanto bonificato, le somme venivano reimpiegate nel traffico illecito di rifiuti o, una volta “ripulite”, reinvestite in altre attività (tra le quali l’acquisto di una squadra di calcio piemontese militante in serie C, il Novara Calcio spa, poi rivenduta prima di essere sottoposta a fallimento).
Ecco come funzionava il sistema
I rifiuti, sia che fossero stati regolarmente acquistati o che fossero stati approvvigionati illegalmente e rimessi sul mercato legale venivano rivenduti direttamente alle acciaierie/fonderie (o a commercianti di rottami ferrosi) facendo risultare che fossero stati sottoposti a operazioni di recupero presso impianti dell’organizzazione che gli avessero fatto perdere la qualifica di rifiuti.
In realtà, secondo quanto emerge dalle indagini, per ridurre ancora notevolmente i costi e massimizzare i profitti illeciti, tali operazioni non sarebbero mai avvenute e i rifiuti sarebbero stati trasformati solo documentalmente in “non rifiuti” (end of waste) attraverso la compilazione fraudolenta di fittizie dichiarazioni di conformità e di documenti di trasporto (DDT) ideologicamente falsi, emessi da società le quali sugli stessi non avrebbero eseguito alcun trattamento, ma si sarebbero limitate a simularlo.
Allo stesso modo il sodalizio avrebbe gestito illecitamente considerevoli volumi di rifiuti speciali anche pericolosi, classificandoli fittiziamente al fine di mascherarne la reale natura e, omettendo l’esecuzione delle necessarie operazioni di recupero, li avrebbe avviati illecitamente presso discariche o impianti non autorizzati all’estero.
6.500 tonnellate di cavi sporchi smaltiti ad Arcisate
Nel dettaglio, tra gennaio 2020 e marzo 2021, circa 6.500 tonnellate di rifiuti provenienti dal trattamento e recupero di cavi impregnati di olio, di catrame di carbone o di altre sostanze pericolose sarebbero stati ritirati da un impianto di trattamento rifiuti situato nel comune di Arcisate (VA) e classificati fraudolentemente come “non pericolosi” (plastica e gomma), senza aver eseguito le prescritte analisi ovvero utilizzando certificati d’analisi falsi allo scopo di aggirare la procedura (più onerosa dal punto di vista documentale ed economico) di notifica ed autorizzazione preventive scritte. Tali operazioni venivano poste in essere mediante l’intermediazione di una società gestita dallo stesso titolare della citata azienda di trattamento e commercio rifiuti ferrosi e non ferrosi e smaltiti illegalmente presso un impianto di un’altra società della Repubblica Ceca non autorizzata a ricevere e trattare rifiuti pericolosi.
Sequestrati beni per 90 milioni di euro in Italia e all’estero
I carabinieri del N.O.E. hanno sottoposto a sequestro preventivo le quote e i beni di 2 compendi aziendali, materiale informatico – computer, memorie di massa e telefoni cellulari in uso agli indagati – nonché i conti correnti e i beni di proprietà, fino al raggiungimento per equivalente della somma ritenuta profitto del reato (pari a circa 90 milioni di euro), sia in Italia sia in Germania.
Il furto di rotaie da parte di alcuni dipendenti
A riprova della spregiudicatezza del gruppo è stato verificato che alcuni dipendenti (uno dei quali destinatario dell’obbligo di dimora) dell’azienda con sede a Milano lo scorso 5 gennaio 2023 sono stati denunciati per furto aggravato in concorso di rifiuti metallici. Avevano rubato parti di rotaie dismesse derivanti dai lavori di manutenzione per l’ammodernamento della rete ferroviaria di proprietà di RFI, stoccati all’interno di un’area di pertinenza di una Stazione ferroviaria in provincia di Sondrio, in attesa di essere smaltiti come rifiuto).
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