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I due volti dell’alluvione

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8 Novembre 2014

Caro direttore,

approfitto di una pausa in queste giornate così intense, certamente le più dure da quando ricopro la carica di sindaco di Germignaga, per condividere con te una riflessione.
Tra mercoledì sera e venerdì, ho avuto modo di vedere due vicende, ahimè assai diverse, che mi hanno fatto riflettere sul senso di comunità. Nel tardo pomeriggio del 5 novembre, la situazione del fiume Margorabbia, ingrossato da piogge tanto intense quanto continuate, ha cominciato ad allarmare noi e i cittadini. In breve tempo, si è attivata una rete di soccorso, che ha visto impegnati amministratori, volontari di protezione civile, forze dell’ordine, comuni cittadini. Sono stati momenti di grande paura e tensione, soprattutto quando il livello dell’acqua è salito al punto da minacciare due importanti ponti sul Margorabbia, ma sono stati anche segnati da episodi che consolano e fanno sentire che è possibile ancora parlare di comunità.
Ho visto volontari passare l’intera notte coi piedi a mollo, arrivati da molti comuni della provincia, anche assai distanti, per poter collaborare con le forze locali; molti di essi, la mattina dopo, sono andati regolarmente al lavoro. Al loro fianco amministratori e dipendenti del comune, che non sono stati a guardare all’orario in cui “timbrare il cartellino”, o se il fango riempiva i loro scarponi.
Ho visto cittadini pronti a gesti di grande generosità, come i gestori della palestra “Movimenti”, vicina alla zona delle operazioni, che hanno garantito l’apertura del loro locale fino a tarda notte per potervi installare la sede dell’unità di crisi, caricare i telefoni dei soccorritori, avere a disposizione un bagno; davvero tanti, al loro fianco, quelli che si sono resi disponibili a dare aiuto.
Ho visto la dignità di chi ha subito gravi danni e che, malgrado tutto, aveva ancora la forza di sorridere, vedendosi circondati di volti amici che aiutavano a cercare di rimettere a posto le cose, e di ringraziare il nostro comune per l’azione svolta.

A tutti quanti, in qualsiasi modo, si siano resi utili, vorrei far pervenire un grande ringraziamento, a nome mio e di tutta la cittadinanza. Credo di non essere mai stato così stanco, come nei giorni tra il 5 e il 6. Eppure, ne è valsa la pena.
Mi è tornata in mente quella parola chiave, che rievocavamo nelle chiacchiere tra una tappa e l’altro del giro che Varesenews fece a Germignaga, in occasione del 141 tour. Quella parola era (ed è) “responsabilità”. Mai come in questi giorni mi sono sentito responsabile per i miei concittadini, e mai come in questi giorni ho visto le persone preoccuparsi del loro paese, perché se ne sente parte, coinvolto. Si potrebbe fare o aspettarsi di più, è vero, ma è un piccolo tesoro che Germignaga ha saputo costruire e deve custodire con cura, un tesoro che allevia di un poco i tanti disagi e le tante fatiche.

Questa stessa parola, “responsabilità”, mi girava in testa, tra ieri ed oggi. Il nome del nostro piccolo comune è stato catapultato sulla ribalta delle cronache nazionali per una brutta vicenda, quella degli operai che vivevano in uno stabile modificato abusivamente da un imprenditore lucano per dare loro ospitalità. Vicenda brutta e che ferisce perché accaduta davvero sotto i nostri occhi; che colpisce perché, a quanto mi risulta, per la prima volta coinvolge lavoratori italiani. Mai avrei pensato di vedere qualcosa di simile, mai nessuno aveva avuto sospetti o segnalazioni relativi al fatto che in quell’anonimo capannone, dietro una primo locale adibito ad officina, si aprisse un vero e proprio mondo parallelo.

Quale senso di comunità, di umanità, può spingere a congegnare un simile sistema per dei connazionali, dei compaesani? Quale livello di degrado ha raggiunto la condizione del lavoro nel nostro paese, perché ci siano persone disposte ad accettare di vivere così, pur di portare a casa uno stipendio? Sono interrogativi che mi angosciano ed inquietano. Qualcuno, in queste ore, mi parlava preoccupato della diffusione che la notizia sta avendo, e che, con nostro grande dispiacere, sta facendo girare il nome del nostro paese – che metto, sia ben chiaro, tra le vittime della vicenda – non per il suo lungolago o per una delle iniziative delle nostre associazioni, ma perché ha avuto la sfortuna di ospitare una storia davvero brutta. Invece io credo che il lavoro che la stampa stia facendo sia importante, se fa informazione e non si ferma al sensazionalismo. Spero che sapere che cose del genere accadono ancora, nel 2014, accanto alle nostre case, ci possa spingere ad aprire di più gli occhi, a guardare a chi ci sta a fianco pensandolo come qualcuno di cui prendersi cura, di cui sentirsi responsabili, e non come qualcuno per cui provare paura o diffidenza. E allora, forse, le cose potranno iniziare a cambiare.
Marco Fazio – Sindaco di Germignaga
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Quella giornata di fine agosto era iniziata sotto il rischio di prender una lavata. Quella tappa del 141tour l’ho condotta io e ricordo come ora l’impegno del giovane assessore, che diventerà sindaco quasi un anno dopo, per mostrare tutte le cose belle del suo paese. Lui come tanti mostrava tutto l’orgoglio dell’aver un ruolo istituzionale a servizio della sua comunità di concittadini.
Nella sua lettera, sincera e diretta, nelle righe finali, Marco Fazio scrive sull’augurio perché fatti come quello dell’altro giorno "ci possa spingere ad aprire di più gli occhi, a guardare a chi ci sta a fianco pensandolo come qualcuno di cui prendersi cura, di cui sentirsi responsabili, e non come qualcuno per cui provare paura o diffidenza".
Le cose a Germignaga, malgrado le due facce dell’alluvione, sono già iniziate a cambiare. Il sindaco si prende le sue responsabilità e parla con il cuore, oltre che con la testa. Di questi tempi, non è poco.  
Grazie Sindaco
Il direttore
Marco Giovannelli


Marco Fazio – Sindaco di Germignaga

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