Perché in Italia quando un servizio funziona viene tolto?
29 Giugno 2017
Carissimo direttore,
le scrivo per esprimere tutto il mio disappunto nei confronti delle nostre istituzioni ed anche il mio dolore personale, riguardo quanto sta accadendo nella mia famiglia ed in tante altre che si trovano nella nostra stessa situazione.
Mia madre è malata di Alzheimer dal 2008 ed ora è in fase avanzata, la stiamo curando a casa con l’ausilio di una badante, lo scorso Aprile abbiamo aperto anche il servizio di RSA aperta per avere un’ulteriore assistenza per l’igiene quotidiana. Purtroppo sta diventando sempre più difficoltoso gestirla e quindi per garantirle un’adeguata igiene ed anche per questioni di sicurezza, bisogna essere almeno in due persone.
Trascrivo quello che riporta la Regione in merito:
““ Il servizio di RSA APERTA nasce da un progetto sperimentale deliberato da Regione Lombardia e disciplinato dalla DGR 2942/2014.
Il progetto ha la finalità di sostenere la famiglia e di aiutarla a gestire il proprio caro affetto da demenza o da altre patologie di natura psico-geriatrica, sia con prestazioni al domicilio, sia accedendo alle Strutture abilitate per attività specifiche.
CHI SONO I DESTINATARI?
Persone residenti in Regione Lombardia, iscritte al sistema sanitario regionale, affette da demenza certificata da specialista neurologo/geriatra oppure persone non autosufficiente di età superiore ai 75 anni sottoposte a valutazione multidimensionale da parte dell’ASL. Per entrambe le categorie, la valutazione deve essere completata con la somministrazione della scala dello stress del familiare/personale di assistenza.
Come da normativa, l’ASL effettuerà la valutazione multidimensionale definendo il profilo assistenziale corrispondente ad un pacchetto di interventi a bassa, media e/o alta intensità””
Ok … parla di progetto sperimentale … va bene, ma se il “progetto” funziona e verificato che c’è una reale necessità sul territorio perché toglierlo? Perché in Italia quando qualcosa funziona viene tolto?
Risulta che per esaurimento dei fondi messi a disposizione dalla Regione (così mi hanno detto gli operatori dei distretti sanitari a cui mi sono rivolta per chiedere spiegazioni quando mi hanno comunicato che non mi avrebbero rinnovato il servizio) dal 1° Luglio, moltissimi progetti incluso quello di mia mamma, cessano e, da un giorno con l’altro senza possibilità di replica, le famiglie si trovano senza poter più usufruire di questo servizio e non parliamo dell’indotto, ovvero di tutti quegli operatori che, grazie a questo servizio, hanno un lavoro.
l’articolo 21 dei LEA 2017 (livelli essenziali dell’assistenza) cita quanto segue:
“” 4. Nell’ambito dell’assistenza distrettuale territoriale sono privilegiati gli interventi che favoriscono la permanenza delle persone assistite al proprio domicilio, attraverso l’attivazione delle risorse disponibili, formali e informali; i trattamenti terapeutico-riabilitativi e assistenziali, semiresidenziali e residenziali, sono garantiti dal Servizio sanitario nazionale, quando necessari, in base alla valutazione multidimensionale. “”
Quindi mi domando… Che senso hanno i LEA e tutte le belle parole che spendono riguardo i servizi assistenziali? Perché tolgono le cose che, cinque minuti prima, sono dei diritti acquisiti di chi ha bisogno? Perché non pensano alle persone quando prendono determinate decisioni? Un progetto sperimentale … stiamo parlando di persone in situazioni di bisogno, non cose, non strade, non ponti, persone!!!
Mi creda che farei volentieri a meno del servizio di RSA aperto e di essere qui a scriverle, con tanto che mia mamma non avesse questa orribile malattia, nessuna malattia è bella, ma questa è davvero orribile perché ti conduce ad una morte lenta, lunga, inesorabile dove la persona viene privata di qualunque identità e dignità e chi le è accanto è costretto ad assistere, giorno dopo giorno, alla sparizione della persona che ha conosciuto ed ha amato per tutta una vita, senza poter fare nulla, se non cercare in tutti i modi possibili di garantirle un’esistenza dignitosa sostenendo quotidianamente, una pressione psicologica ed emotiva veramente pesante.
Credo che tutte le famiglie abbiano diritto di scelta su come e dove curare i propri cari visto e considerato che ci sono gli strumenti per farlo, anche se la maggior parte delle persone non sa nemmeno dell’esistenza di questi strumenti, certo … perché poi quando le richieste aumentano o diventano troppe … non ci sono i soldi.
Però i soldi per i vitalizi, i lauti stipendi, le macchine blu, e tutti i privilegi di cui godono quelle persone che dicono di agire per il bene del nostro paese .. quelli ci sono sempre!!!
Io non le ho scritto per fare protesta politica … ma perché vorrei che la Regione riconsiderasse la decisione in merito alla sospensione di un servizio di cui le persone hanno bisogno … però come si fa a non fare nemmeno un commento quando succedono queste cose?
Grazie direttore.
Emanuela
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Gentile Emanuela,
sono nella sua stessa situazione e anche io ho scritto al direttore due giorni fa. Oggi ho ricontattato ADI di Laveno e mi hanno detto che hanno avviato la fase di “rivalutazione”, ovvero bisogna recarsi presso i loro uffici per ricompilare la domanda di valutazione e poi si vedrà. Intanto ho contattato anche la Regione scrivendo dal loro sito e mi han risposto che mi ricontatteranno telefonicamente.
Certo se mancano i soldi non possono fare miracoli (anche se a mio parere potrebbero cercare meglio), ma almeno avvertire per tempo…