Maffezzoli per una politica di continuità

"Una coalizione per l’obiettivo Provincia!”

E’ stato eletto con una maggioranza quasi bulgara – 45 voti su 50 – e rappresenta la continuità, sotto il profilo politico, della lunga legislatura sindacale di Giovanni Pedrinelli. Luigi Maffezzoli è il nuovo segretario della Cisl Ticino Olona, ma pur con una nuova carica, di strada alle spalle ne ha molta. Impegnato nel sindacato fin dal ’74, nel settore tessile, è stato al fianco dell’ex-segretario Cisl da venti anni, condividendone la linea e la strategia politica, soprattutto per quanto riguarda la grande battaglia di autonomia del territorio dell’Alto milanese. In segreteria da circa tre anni, oggi, quindi, si pone alla guida di un sindacato, in continua ascesa, affiancato nel suo ruolo da Giancarlo Cecchin, mentre il terzo rappresentante della segreteria sarà scelto nel corso del congresso del 19/20 aprile attraverso una consultazione con tutte le categorie.
Soddisfatto della nomina, Maffezzoli?
“Certo, è un incarico autorevole, ma sono ancor più contento che l’elezione sia avvenuta in un clima sereno con il sostegno di tutte le categorie”.

Un nuovo segretario: ci saranno cambiamenti nell’organizzazione?
“La linea politica precedente, che ho condiviso pienamente sarà rispettata, poi dal punto di vista formale ognuno di noi ha caratteristiche diverse per questo potrebbero esserci modifiche d’impostazione organizzative”.

Ci sono novità in arrivo?
“Con il congresso di aprile, dove si stabilirà la strategia dei quattro anni di mandato, certamente nasceranno proposte politiche territoriali soprattutto per l’Alto milanese”.

L’autonomia di questo territorio è stato sempre un cavallo di battaglia della Cisl, come intendete continuare?
“Non spetta al sindacato dare indicazioni precise, ciò che abbiamo voluto, però sempre sottolineare è il problema di definire un ambito istituzionale in questo territorio, che da un punto di visto logico si configura nella provincia”.

Vale a dire?
“Quando si parla di Alto milanese, intendo Busto, Legnano e Gallarate dove è necessario il superamento virtuale, o meglio istituzionale che esiste tra Milano e Varese. Infatti questo non è confermato dall’omogeneità reale del territorio, dai problemi comuni, dagli aspetti economici. Quest’area sta vivendo trasformazioni enormi – Malpensa, anche la Fiera di Rho-Pero, pur lontana geograficamente avrà ricadute, inevitabili sul nostro territorio – il Polo Fieristico e l’ex-Franco Tosi, altro riferimento importante per un indotto non solo diretto: tutto ciò comporta non solo azioni positive ma anche aspetti negativi, ripercussioni ambientali, come la viabilità, l’immigrazione e gli aspetti sociali che a questa sono collegati, la formazione e qualificazione professionale. Qual è il problema , oggi? Che non essendoci un governo autonomo all’interno della coalizione, soltanto con le rivendicazioni autonomiste si rischia che le decisioni più importanti che riguardano l’area siano prese all’esterno del territorio”.

Quindi?
“E’ necessario, come sindacato, che l’Altomilanese sia rimesso al centro per determinare una concertazione, una coalizione territoriale che coinvolga tutti gli attori sociali e istituzionali presenti per portare, un domani, all’obiettivo provincia”.

In che modo intendete promuovere quest’idea, poiché come premessa, essendo un sindacato non avete un ruolo decisionale?
“Non partiamo dal niente: fino ad oggi ci sono state iniziative che credo continueremo a svolgere. Ossia coinvolgere le istituzioni, con un ruolo di stimolo sulle tematiche che abbiamo a cuore. Un esempio è Malpensa dove occorre, secondo noi, determinare un tavolo di discussione nel territorio che possa coinvolgere sia le parti sociali sia i comuni perché il destino dell’hub non può essere oggetto di discussione solo negli ambiti istituzionali – il Pirellone o il Comune di Milano. Le privatizzazioni, non solo quella della Sea, ma anche delle municipalizzate, sono una partita importante dove, secondo noi, è necessario avere un azionariato diffuso. Che cosa vuol dire? Che le privatizzazioni non possono diventare solo proprietà dei soliti noti, ma occorre sviluppare una sorta di democrazia di benessere dove le quote di azioni siano distribuite ai dipendenti delle società e anche alle amministrazioni locali”

E’ una proposta interessante, come sta andando?
“Al momento è appena iniziata la discussione”.

E gli altri sindacati – Uil e Cgil – sono d’accordo?
“Ci stiamo confrontando”.

L’occupazione, invece, che salute gode?
“Tenendo ben in conto che il tasso disoccupazione, in questa zona, è mediamente più alto che in altre zone della Lombardia, tanto che ancora molti comuni fanno parte dell’Obiettivo 2 – finanziamenti zona Sempione per alto degrado industriale, nda – Il tema centrale è la formazione lavoro, come prima si diceva le trasformazioni nel territorio richiedono un cambiamento, nuove professionalità anche alla luce della difficoltà di reperire figure professionali”.

Per lavori bassi?
”Non solo ci sono molte difficoltà a reperire sia operai sia personale tecnico – montatori, meccanici – è pur vero che molti non vogliono più fare questi lavori, ma è altresì vero che manca una formazione”-

Mi sembra che Legnano sia, però, attiva in questo settore?
“E’ vero, l’area del legnanese ha fatto iniziative interessanti per l’aspetto formazione lavoro…”

Mentre la città di Busto?
“In questo caso c’è una carenza, è pur vero che sono stati siglati i Patti Territoriali, ma non esiste un’attenzione specifica. L’obiettivo reale è, però, non di moltiplicare le iniziative, dato che i territori sono divisi da province diverse, ma avendo caratteristiche comuni sarebbe utile e indispensabile che potessero collaborare insieme. E’ sufficiente pensare al Polo Tecnologico di Busto e ad Euroimpresa di Legnano, che hanno gli stessi compiti e spesso propongono uguali iniziative. Ciò che davvero sarebbe vantaggioso per l’area è il lavoro comune, la differenziazione delle proposte per un fine di pubblica utilità. Prima di pensare all’istituzione della nuova provincia occorre che si operi insieme, sinergicamente, evitando doppioni inutili, e dopo aver organizzato una politica del territorio, la provincia potrebbe essere lo sbocco naturale”.

Dove, secondo lei, hanno mancato o peccato le amministrazioni per la mancata realizzazione della provincia?
"Credo che il limite sia stato quello che ognuno ha confinato la propria politica all’interno del proprio comune”.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 07 Febbraio 2001
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