Sorpresa al pronto soccorso: per i periti non è congestionato

Il dato emerge all’interno del processo sulla morte di una giovane che morì di emorragia dopo un’attesa di cinque ore

Secondo i periti della procura il pronto soccorso dell’ospedale di Varese non soffre di congestionamento: un risultato sorprendente e in contrasto con dati elaborati invece dalla Regione Lombardia. E’ un contrasto che fa capolino all’interno del processo sulla morte di Lorella Martignoni, la giovane deceduta per un’emorragia dopo un’attesa di oltre cinque ore nei corridoi del reparto: i giudici sono chiamati a valutare se ci furono responsabilità da parte dei medici (quattro di loro sono indagati per omicidio colposo) ma l’indagine pone sul tappeto un altro grave interrogativo e cioè se siano tollerabili le lunghe attese che quotidianamente i pazienti del pronto soccorso devono sopportare. Due interrogativi delicati, ma per i quali la risposta si allontana: l’udienza di questa mattina davanti al gup Giuseppe Trombino, infatti, si è risolta con un passo indietro del processo. Gli atti sono stati infatti rimandati alla procura per riformulare il capo d’imputazione: è intervenuta una modifica riguardante il rapporto di responsabilità tra i vari medici indagati e in più è stato rilevato un errore nella notifica degli atti alla parte civile. L’ennesima imperfezione formale, insomma, che rende estenuante la celebrazione di qualsiasi processo, specie quando sono in gioco fatti gravi. Una volta corretto l’errore, si ripartirà dalle risultanze dell’inchiesta a carico del primario del pronto soccorso varesino, Francesco Perlasca e dei medici Luca Bordoni, Laura Giussani e Giuseppe La Salvia, tutti quelli, in pratica che visitarono la povera Lorella. Quest’ultima morì in seguito al distacco di una vena all’altezza di un rene: un fatto piuttosto raro ma secondo l’accusa diagnoisticato tardivamente. La ragazza, infatti, giunse all’ospedale di circolo alle 9 del mattino circa in preda a forti dolori a un fianco; solo alle 14, però, si scoprì con una Tac la causa dei dolori e solo alle 16 venne tentato un disperato intervento chirurgico per bloccare l’emorragia interna. I periti incaricati dal sostituto procuratore Massimo Politi hanno concluso, tra l’altro, che l’organizzazione del reparto va giudicata ottimale e che le sue possibilità di accoglienza sono adeguate alla domanda dei pazienti. Un fatto che contrasta con la percezione che ha quotidianamente chi si reca al pronto soccorso; il giorno della morte di Lorella Martignoni passarono dal pronto soccorso 128 pazienti. Tanti o pochi? Le statistiche elaborate dalla Regione Lombardia su tutti i dipartimenti d’urgenza mettono in evidenza invece l’anomalia di Varese; qui il numero delle prestazioni fornite annualmente dal pronto soccorso è secondo solo a Brescia, dove però il numero degli abitanti è doppio. A Como, invece, città delle dimensioni analoghe a Varese, le prestazione annue del pronto soccorso sono poco più della metà. Il direttore generale dell’ospedale, Carlo Lucchina, ha più volte detto che il pronto soccorso deve far fronte a un numero di prestazioni (circa il 30%) che non sono di sua stretta competenza. Resta da capire come mai così tanta gente si riversa al pronto soccorso. Ma questo è un interrogativo che , istituzionalemnte, non tocca ai giudici affrontare.

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Pubblicato il 09 Febbraio 2001
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