“Sotterrate l’ascia di guerra”
Nell'interesse della collettività, sulle nomine dei primari, occorre un maggiore sforzo di collaborazione da parte dell'Ospedale e dell'Università
Sui rapporti tra ospedali e Università ci si sta avviando a una nuova normativa che diventerà riferimento generale e inderogabile una volta ultimata la messa a punto, a livello nazionale e regionale, di disposizioni che regolamentino ogni dettaglio della complessa materia.
E da quello che sarà un protocollo tra Regioni e Università emergeranno i criteri in base ai quali il direttore di un’azienda ospedaliera disporrà l’”atto aziendale “ che , in presenza di un ateneo, regolerà anche l’integrazione delle attività accademiche con quelle ospedaliere nell’ambito dell’azienda.
A Varese non si è perso tempo: in attesa dell’attuazione delle nuove norme, ospedale di Circolo e Università dell’Insubria hanno sottoscritto un protocollo di intesa chiaramente proteso al futuro perché recepisce le nuove disposizioni regionali, esse pure già ispirate al rinnovo delle norme in un quadro nazionale.
Ospedale e Università operano dunque in un regime di chiarezza assoluta, nel quale sono ben specificati diritti, doveri e ambiti precisi di operatività delle varie unità ospedaliere e universitarie, dove hanno confini precisi e invalicabili i poteri dei vertici delle due istituzioni.
Questa estrema sintesi di un ponderoso iter burocratico, teso a innovare nel Paese i delicati rapporti tra ospedali e Università , era necessaria per inquadrare meglio una situazione della quale abbiamo dato notizia nei giorni scorsi, ovvero la forte tensione registratasi tra Carlo Lucchina, direttore generale dell’azienda ospedaliera, e Renzo Dionigi, rettore dell’Università, tensione manifestatasi dopo un probabile deficit di informazione o di concertazione sulla designazione di Guffanti a futuro primario di chirurgia in sostituzione di Calvi; motivo della tensione certamente non poteva essere il merito della decisione presa da Lucchina, che ha agito in assoluta e doverosa libertà, come gli consentivano la legge e il protocollo di intesa con l’ateneo.
Il tempo che a causa del pensionamento di diversi primari scandirà una serie di nomine di grande importanza per il futuro dell’ ospedale e quindi dell’intera comunità, davvero non si è iniziato nel migliore dei modi: è auspicabile il rapido recupero di un pieno, costruttivo rapporto tra due persone autorevoli e indispensabili alla crescita della nostra sanità.
Con l’arrivo di Carlo Lucchina l’azienda ospedaliera ha una identità più marcata rispetto al passato, come del resto con Dionigi, fautore dell’ autonomia dell’Università varesina, è diventato tutto di alto livello il team dei medici accademici.
Mai come in una simile situazione si può e si deve fare squadra e centrare numerosi importanti traguardi, legati anche alla galattica ristrutturazione dell’ospedale.
Quanto alle zone di influenza e di operatività è vero che
i patti sono chiari, ma possono essere comunque oggetto di deroghe nel segno del buon senso e dell’interesse dei cittadini. Cardiologia è “ospedaliera”, l’ ha fatta crescere e affermarsi Giovanni Binaghi, che se ne va; se per sostituirlo dovesse arrivare dall’ Università il professor Salerno le porte del primariato gli sarebbero certamente spalancate. E a quanto sembra il direttore Lucchina si è già mosso in questa direzione.
Davanti a segnali così l’ascia di guerra va sotterrata.
Con un macigno sopra.
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