Il boss Pulvirenti depone via video nell’aula bunker del tribunale
L’udienza si è svolta nella massima discrezione, pochissimi se ne sono resi conto
Pochi hanno visto, pochissimi hanno sentito; ma ieri mattina a palazzo di giustizia di Varese si è svolta un’udienza che ha avuto per protagonista Gaetano Pulvirenti, il superboss catanese passato nelle fila dei pentiti subito dopo l’arresto e che oggi vive in località segreta e sotto protezione. L’udienza si è svolta con il sistema della videoconferenza nell’aula bunker di piazza Cacciatori delle Alpi: diverse corti hanno potuto interrogare "u malpassotu" (questo il soprannome di Pulvirenti) su una serie di delitti avvenuti in Sicilia, specialmente negli anni ’80. Nulla a che vedere con Varese, dal punto di vista strettamente processuale: l’unico aggancio consisteva nel fatto che è stato utilizzato il sistema di videoconferenza in dotazione al palazzo di giustizia varesino. Non è escluso però che il noto personaggio si trovi sotto mentite spoglie nel Nord Italia. Il pentito non era ovviamente in aula, parlava da un nascondiglio sicuro ma la sua voce era udita da tutti quanti si trovavano all’interno del bunker; magistrati e avvocati lo hanno interrogato per almeno tre ore. L’udienza ha avuto uno svolgimento estremamente discreto. La video conferenza è stata introdotta solo di recente nel processo italiano: il sistema multimediale consente di interrogare personaggi sotto protezione senza la necessità delle cosiddette "traduzioni" vale a dire lo spostamento sotto nutrita scorta dei pentiti. Il primo tentativo di videoconferenza a Varese risale al ’97 quando sui monitor dell’allora aula bunker di via Sanvito comparve il volto di Antonio Zagari, l’ex killer delle cosche calabresi trapiantate a Varese che aveva fatto il "salto della barricata". Altri tempi, però: l’impianto audio nell’occasione fece cilecca e fu necessario quella volta portare fisicamente Zagari in aula, protetto da un nugolo di poliziotti e carabinieri. |
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