Altro che celti. Sono liguri gli avi dei Bustocchi

Eppure il comune era stato "capitale" di un festival interceltico sponsorizzato dall'Assessorato lombardo cultura e identità

Tradizioni e storia locale sono nei programmi del doposcuola a Busto Arsizio. Il servizio di sostegno alle attività didattiche promosso dal comune partirà a breve e oltre alle attività ricreative gli alunni delle elementari potranno fare un viaggio nelle tradizioni bustocche. Si va alla ricerca delle origini. E magari di quelle celtiche. O di quelle liguri? E si perché stando alla tesi di Luigi Giavini, attento studioso di storia locale, furono i liguri, altro che i celti a dare origine alla città. Appassionato di dialetto e toponomastica la sua teoria Giavini l’ha esposta nel suo ultimo lavoro "Le origini di Busto Arsizio, dai Liguri ai Longobardi", che è stato presentato ai Molini Marzoli nei giorni scorsi.  Interessante e affascinante la tesi sostenuta, ma anche un bel colpo per i sostenitori degli avi nordici. E una soddisfazione per quanti da anni rivendicavano nei liguri le proprie radici.
"Tradizioni … a volte ritornano" era il sottotitolo di una tre giorni che all’inizio di novembre aveva fatto di Busto Arsizio il centro di un festival interceltico. Una tre giorni di musiche e danze, ma anche convegni stile "I celti in Lombardia, storia e cultura dei primi abitanti della nostra regione". L’iniziativa organizzata dall’Accademia di danze irlandesi bustese Gens D’Ys, vantava di preziose partnership: l’assessorato lombardo alle culture, identità e autonomie, l’amministrazione comunale, le associazioni Identità Europea, Terra Insubre, Comunità Giovanile  e I nòstar radiis. 
Certo quella di Busto Arsizio è stata una scelta curiosa da parte dei conoscitori di storia locale.«Ma sono iniziative fatte da chi non conosce la nostra storia e tradizione, la storia va conosciuta e riscoperta scientificamente non inventando episodi folklorici – dichiara lapidario Giavini – si deve basare sull’archeologia, sulla lingua e sulla toponomastica, è una posizione che ho sempre sostenuto anche all’interno del consiglio di amministrazione del Centro delle culture Lombarde, di cui faccio parte». Secondo Giavini, se ci fu in terra insubre una enclave, che appena appena si accorse dell’arrivo celtico, questa è proprio Busto. E il dialetto? «Isola ligure fossile in terra lombarda» spiega l’autore. «I liguri qui ci sono stati ben prima e lo dimostrano il dialetto e la toponomastica quasi totalmente esenti da influenze celtiche». 
Basti pensare alle ricorrenze più sentite dai bustocchi, la "Giobia" in inverno e "insalata e ciapi" in primavera «Assolutamente e decisamente preceltiche» aggiunge lo studioso. Anche l’origine del nome della città è da ricercare in questa antica discendenza e tutte le prove stanno semplicemente nelle parole, molte delle quali offerte nel glossario che conclude il piccolo volume edito dalla Nomos Edizioni.  Basti la caratteristica tipica dei dialetti liguri che distingue il bustocco: presenza delle vocali atone finali e la caduta della erre intervocalica. Insomma vai a lavorare a Busto si dice va a lauà
(Il libro di Luigi Giavini si trova nelle principali librerie della città).

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 21 Novembre 2002
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