Stazioni unificate, il cappello di Varese Europea su un vecchio progetto
Varese Europea è nata per essere un eccezionale laboratorio, per offrire, con pensieri, parole e opere, alle comunità del nostro territorio iniziative e soluzioni utili al progresso. Nei giorni scorsi essa si è riproposta dopo avere ricevuto di recente poderose contestazioni: era accaduto quando i suoi autorevoli vertici avevano sposato la causa della sede del nuovo carcere. Una disavventura istituzionale che a quanto sembra ha indotto Varese Europea ad abbandonare subito la strada del nuovo per andare sul sicuro: infatti niente di più tranquillo dell’archeologia urbanistica, che sta lì a dimostrare il fallimento di altri. Ecco allora Varese Europea imprimere il suo marchio sul rilancio di un vecchissimo progetto: l’unificazione delle due stazioni varesine.
L’assessore comunale Taddei ha cortesemente messo a disposizione un suo minuzioso lavoro di ricupero, aggiornamento e rilancio della trentennale idea di quella che già ai tempi si annunciava come eccezionale riqualificazione urbanistica e occasione decisiva per ridare dignità ed efficienza al nostro servizio ferroviario. Al tavolo per discuterne si sono ritrovati il Comune, la Provincia, le ferrovie dello Stato e Nord. Il progetto? Sì, è realizzabile si sono detti ed ecco un convegno al quale è seguito il trionfale annuncio anche se si sono profilate ombre su tempi – una decina d’anni – finanziamenti e varianti visto che è stata pure proposta anche una soluzione minimale che però negherebbe successo pieno all’iniziativa.
I vantaggi di un solo terminal ferroviario sarebbero enormi, si darebbe anche soluzioni adeguate ai problemi del mercato e dei parcheggi. In passato assieme a questo sogno se ne fece un altro pure stimolante: accoppiare all’unificazione delle stazioni la copertura della linea FS dal quadrivio Flaiano sino al terminal in modo di fare arrivare a un megaparcheggio tutto il flusso di traffico autostradale diretto in centro. Soprattutto oggi è un progetto di portata eccezionale per liberare una quantità di vie dalle auto e davvero rilanciare il servizio pubblico. Alla fine del convegno Comune, Provincia e Ferrovie si sono detti arrivederci a presto. Ci si augura che non sia un altro sogno che ritornerà nello stracolmo archivio di Palazzo Estense. Per impedire che abbia successo, nonostante a volte l’impegno degli assessori, il nulla operativo di questi anni occorrerebbero scelte forti.
Mi dicono che il bilancio consente solo investimenti per la sede dei vigili, le rotatorie e la messa in sicurezza delle scuole, cioè siamo alla canna del gas: allora per una grande opera potrebbe essere utile la compartecipazione della mano privata. L’impegno poi sarà serio e rispettato sino in fondo se Comune, Provincia e le due ferrovie costituiranno una società dedicata al progetto e alla sua esecuzione. Non basta: la società deve avere un riferimento credibile, competente.
Domani Francesco Ogliari lascia l’AVT dopo sette anni di buon lavoro inoltre ha una storia personale di correttezza assoluta e di enorme rispetto, per la sua conoscenza dei trasporti, conquistato anche in Europa. Un piccolo esempio della sua attenzione alla città: nove anni fa Ogliari aveva suggerito, con un progetto dettagliato, l’utilizzazione delle linee ferroviarie come metropolitane sulle tratte Gazzada-Valceresio e Morosolo-Malnate. Voglio allora dire che c’è l’occasione, dopo tanto tempo, per fare un buon lavoro: va fatto con gli uomini migliori. Mai come oggi Varese chiede di mettere al bando per sempre sogni e illusioni. Pretende concretezza e ne ha pieno diritto.
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