Aids, una giornata non basta

La giornata mondiale per la lotta contro l’Aids costituisce un pretesto per fare il punto sulle politiche di prevenzione. L’Asl: «Non si parla più dei rischi, mancano i fondi per informare le nuove generazioni»

Sono decine di milioni le persone al mondo contagiate dall’Aids. Una vera piaga in interi stati dell’Africa e dell’Asia e che riguarda, solo in Italia, oltre 53 mila persone. Di queste, più di 1.700 nella sola provincia di Varese (per la precisione: 1.714 segnalazioni al 31/12/2003, contro le 1.671 al 31/12/2002 fonte ISS, Istituto Superiore sanità, nda).

Il primo di dicembre, in tutto il mondo si celebra la giornata mondiale per la lotta all’Aids. Diverse iniziative, tra concerti, forum e campagne informative sono state organizzate per sensibilizzare i cittadini su una questione caduta letteralmente nel dimenticatoio. Nel pomeriggio del primo dicembre, a Varese, nel piazzale del centro commerciale “Le Corti” sosterà il camper del Progetto Unità Mobile dell’Azienda Sanitaria di Varese, che dal 1996 si occupa di prevenzione dell’AIDS tra i tossicodipendenti, distribuendo materiale informativo e di profilassi. Gli operatori del progetto saranno presenti durante tutto il pomeriggio per sensibilizzare la popolazione sul tema della sieropositività  e della prevenzione al contagio HIV.

Ma è sufficiente celebrare una giornata per far tornare alla ribalta, soprattutto tra i giovani, una questione così importante? La risposta è no. E non viene da un semplice sentore ma dalle opinioni degli operatori. Da chi si occupa di fare prevenzione e da parte di chi, medici, infermieri e operatori sociali, tutti i giorni è in prima linea per combattere una piaga che rovina la vita delle persone e delle famiglie.

Ma come avviene la prevenzione tra i giovani? «L’obiettivo è informare in ambito scolastico i ragazzi delle scuole medie e superiori spiega Claudio Tosetto responsabile del Sert Varese Nord dell’Asl  – con percorsi che prevedono l’impiego di animatori e di giochi nel caso delle scuole medie, con percorsi simili, ma più organici e approfonditi per i ragazzi delle superiori».

I dati forniti dalla Commissione nazionale per la lotta contro l’AIDS (Ministero della Salute) per l’anno 2003 evidenziano che a fronte di una diminuzione delle sieroconversioni attribuibili a pratiche associate all’uso di sostanze stupefacenti per via endovenosa si registra un aumento dei casi di infezione riconducibili alla trasmissione sessuale. Come si spiega questa tendenza?

«L’Aids riguarda sempre più spesso i giovani e le giovani coppie, e trova come canale di contagio il rapporto sessuale non protetto, perché i giovani percepiscono meno il rischio del contagio – spiega Tosetto. La diminuita attenzione che i media dedicano al problema viene interpretata come un messaggio di “allarme superato”. Solo informando e continuando in attività di prevenzione nelle scuole è possibile sconfiggere la diffusione dell’Aids. L’Asl di Varese sta cercando di fare il possibile per continuare nella politica preventiva per coinvolgere i giovani delle scuole medie e superiori. Attualmente, però, stiamo letteralmente “raschiando il fondo del barile”. Mancano i fondi destinati alla prevenzione. L’ultima campagna preventiva interamente finanziata risale al periodo 1999-2002. Grazie agli investimenti fatti sulla prevenzione in quegli anni è possibile ora utilizzare volantini e materiale informativo da distribuire, ma siamo agli sgoccioli: servono altri fondi per formare gli educatori. Stiamo aspettando che la Regione finanzi altri progetti di prevenzione».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Dicembre 2004
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