Anna Frank ha una nuova casa

Al museo del tessile il ministro Urbani ha inaugurato il centro di animazione della 263Films, dove sarà realizzato il film tridimensionale sulla ragazza simbolo della Shoah

Decine di telecamere a substrato di raggi infrarossi e delle scrivanie piene di macintosh: questa è la nuova casa di Anne Frank. Proprio oggi, martedì 25 gennaio, infatti, il ministro Urbani ha inaugurato, al museo del tessile di Busto Arsizio, il nuovo studio della 263Films, la casa cinematografica che produrrà il film "Cara Anna. Il dono della speranza".
Dopo il rituale taglio del nastro il ministro, insieme a decine di giornalisti, ha potuto varcare una stanza dall’aspetto avveniristico, popolata solo da tre attori in calzamaglia nera ricoperti da sensori e, più in fondo, da decine di operatori chesi avvicendavano sui loro computer. Era ben difficile pensare di ritrovarsi su uno dei set in grado di ricostruire nel modo più fedele assoluto la stanza segreta di Anne Frank. Ma ad "aprire gli occhi sulla fantasia" è prontamente giunto il regista del film, Dario Picciau che, non senza un pizzico di orgoglio, ha svelato le mille possibilità di uno dei laboratori grafici più avanzati al mondo. «Grazie a questa tecnologia», ha affermato Picciau, «vedrete Anne Frank viva, con il suo viso».

Difficile immaginarlo, in un primo momento, guardando i computer. Sugli schermi, infatti, apparivano delle figure stilizzate in grado di riprodurre fedelmente i movimenti degli attori in calzamaglia, che recitavano su una scenografia totalmente spoglia.

Ma questo è solo il primo passaggio di un procedimento decisamente complesso: a questa struttura elementare, infatti, i computer attribuiscono delle superfici e un elaborato sistema di ombre, per poi localizzarli su un set virtuale. Una descrizione forse fin troppo teorica, ma quando Picciau ha cliccato il tasto play, per mostrare il trailer con il risultato finale, lo stupore è stato decisamente grande. Non è necessario essere degli esperti, infatti, per capire che il realismo di queste scene è tra i più alti raggiunti finora in qualsiasi film di animazione. Il volto di Anne Frank, che tutti abbiamo potuto vedere solamente in fotografia, ha ritrovato improvvisamente vita ed espressione, ed è difficile credere di essere di fronte a un cartoon.

Un risultato di questo genere non si può ottenere con il solo aiuto della tecnologia: prima di iniziare il film, infatti, c’è stato più di un anno di prelavorazione, durante il quale si è fatta una ricerca per ricreare, nel modo più fedele possibile, i luoghi in cui ha vissuto Anne. Tutto è stato riprodotto nei minimi particolari, dalle mura della casa segreta alla lampada che teneva sulla scrivania. Solo così ci rendiamo conto di trovarci all’interno della rappresentazione più fedele al mondo dell’appartamento 263, l’alloggio segreto usato dalla famiglia Frank per nascondersi dai nazisti, e da cui ha tratto il nome la stessa casa cinematografica milanese. "E per Anne", prosegue Picciau, "abbiamo usato la foto più recente disponibile, perché non si hanno immagini di lei da quando è entrata nell’appartamento segreto".

Non solo gli ambienti sono ricreati molto bene, ma anche le espressioni dei personaggi sono decisamente fluide. Tutti i movimenti dei modelli, infatti, sono ricavati dagli attori veri, che recitano ricoperti da decine di sensori sotto lo spazio sorvegliato dalle telecamere.

«Per un attore interagire con questi sensori è un’esperienza particolare, e non proprio facile», ci confessa Sabra Del mar, una delle attrici protagoniste, «infatti dobbiamo scindere il controllo del corpo dal viso e viceversa, in set totalmente immaginari». Infatti gli attori, tutti professionisti, devono girare ogni scena due volte, prima per far rilevare i movimenti del corpo, e poi per le espressioni del viso. «E’ sicuramente una questione più tecnica», prosegue un altro attore, Davide Bullo, «ma anche più complessa: ogni attore, infatti, può interpretare più parti, e quindi deve conoscere più rese caratteriali».

La sensazione comune dei presenti, ministro compreso, era quella di essere di fronte a un’occasione d’oro per Busto e per il cinema italiano. Il progetto, infatti, seppur non presenta i budget esorbitanti delle produzioni americane ("solo" 10 milioni di euro), presenta un livello tecnico in grado di far tremare Disney e Dreamworks, e promette una trama tanto emotiva quanto solo il cinema italiano potrebbe fare.Il lungometraggio, infatti, presenterà le vicende parallele di Emily, una ragazza del nostro tempo che lotta contro una malattia, e di Anne Frank, che la protagonista conosce attraverso il diario. Emiliy e Anne si incontreranno in quel "giardino segreto" che si chiama speranza, memoria o poesia. Dobbiamo quindi aspettarci una distribuzione mondiale…

«Sicuramente», ci ha confessato Picciau, «abbiamo già il distributore, anche se non posso dire ancora il nome…».

Nel frattempo dovremo aspettare almeno una anno prima di sapere qualcosa di più sul film, che promette di riempire le sale per settembre 2006. In questo periodo il laboratorio del museo del tessile sarà abitato da una equipe composta da 57 artisti digitali, «è un gruppo formato da professionisti da ogni parte del mondo, che hanno già lavorato a progetti di case ben più conosciute, per pellicole come "Il Grinch" e "Alien"». «Qui a Busto», prosegue Picciau, «realizzeremo circa il 35% della pellicola, tra motion capture e data post processing». Poi tornerete in questo laboratorio per altri progetti? «Sicuramente, la "263films" ha già altri progetti». Ma, se chiediamo se penserà ad un altro film storico,Picciau si limita ad un sorriso: forse non vuole ancora svelaretutte le meraviglie che ci regalerà.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 25 Gennaio 2005
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