Il Pronto Soccorso è malato? La cura è in arrivo
Situazione al collasso, mancanza di personale. C'è grande attenzione per il Pronto Soccorso del Circolo. Ma il direttore generale invita a non drammatizzare
Emergenza Pronto Soccorso. Ormai da giorni si sente risuonare l’allarme per la situazione al collasso del reparto del Circolo, sempre in prima linea. A dare il via alle denunce lo stesso primario Francesco Perlasca che, in una lettera al presidente della Regione Roberto Formigoni, ha denunciato le gravi carenze d’organico. Della questione è stata investita anche la commissione consiliare ai servizi sociali di Varese che vuole ascoltare direttamente dal primario e dal direttore generale dell’azienda ospedaliera Rotasperti qual è lo stato degli atti. Il consigliere di Rifondazione Angelo Zappoli attacca l’ospedale e pone l’accento sull’organizzazione del lavoro, inadeguata a rispondere a tutte le necessità: «Non vi è quindi da stupirsi – afferma Zappoli – se poi avvengono fatti che rischiano di far scendere in campo i legali».
Insomma, una situazione al di sotto delle soglie di accettabilità? Il direttore Rotasperti non nasconde le difficoltà organizzative del reparto ma non condivide i toni allarmistici: «Ho preso un impegno personale per migliorare la situazione e da qualche giorno vado io stesso a verificare qual è la situazione. Se volete facciamo insieme un sopralluogo». Varesenews raccoglie l’invito e alle 14.30 di un ordinario mercoledì di gennaio va a visitare il Pronto Soccorso del Circolo.
Sotto la guida del direttore, prendiamo atto che la situazione è "normale", quanto può esserlo un reparto a cui si rivolge direttamente la cittadinanza: «Il problema principale di questo PS è che ormai è il punto di riferimento di tutta la popolazione della provincia. Abbiamo degli standard qualitativi talmente elevati che siamo il naturale punto di riferimento. Anche il 118 ha questo reparto come punto terminale. Insomma la pressione è eccezionale».
Al triage (l’accettazione dove si riceve il codice di visita) non c’è coda. Alcune persone sono sedute sulle sedie in attesa della chiamata dopo aver ricevuto il codice di priorità: rosso equivale all’urgenza, giallo attesta la gravità, verde indica una minor problematicità.
I corridoi delle sale visita sono abbastanza popolati: si tratta di parenti accompagnatori o di pazienti in attesa di un responso. Situazione normale nel reparto di 12 letti dove vengono collocati i pazienti ricoverati per tempi brevi: nessuna barella nei corridoi, alcuni letti sono persino vuoti. Anche in "astanteria", dove le persone vengono ricoverate sotto osservazione, non c’è assembramento. Nel reparto di terapia intensiva ci sono un paio di persone continuamente seguite dal personale .
«Questa è una situazione di normalità, ma spesso dobbiamo affrontare delle criticità. E queste non sono programmabili o individuabili facilmente. Quando capitano, sono problemi. Il nostro personale è tarato sugli ambienti che vigiliamo. Abbiamo quattro medici presenti al mattino e al pomeriggio, tre la sera e due durante la notte. I problemi principali nascono proprio dal collegamento con i reparti: riuscendo ad attivare un meccanismo più snello che permette di trasferire un paziente "in barella" entro qualche ora, invece di giorni, si allenterebbe molto la pressione sul Pronto Soccorso e sul suo personale. Io mi sono preso l’impegno di migliorare questo meccanismo, chiedendo ad ogni reparto di riservare dei posti letto per le emergenze».
«Sul fronte infermieristico non possiamo fare miracoli. Anche l’ultimo concorso ha visto solo la presenza di cinque nuovi infermieri, gli altri erano già personale interno. La questione non è di facile soluzione. Abbiamo, però, pensato di inserire gli "OSS", personale sanitario a metà strada tra gli infermieri e gli ausilari, che, dopo un anno di formazione, possono aiutare il personale professionale, che rimane il solo ad avere rapporti con i pazienti».
Negli ultimi due anni il Ponto Soccorso ha visto ridursi di circa 10.000 prestazioni il proprio carico di lavoro e questo grazie al famoso "ticket per il codice bianco", il cui pagamento è richiesto quando la prestazione non è propria del reparto di urgenza. Ciononostante i problemi restano a causa, può sembrare un paradosso, dell’alta qualità delle prestazioni rese. Il direttore generale è fiducioso: un paio di accorgimenti potranno migliorare la situazione.
Lettere al direttore – Sanità varesina, «situazione tutt’altro che eccellente» di Angelo Zappoli
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