“In tv continuo le battaglie di De Sica e Fellini”
Incontro con Alberto Sironi, regista di origine bustocca che lunedì inizierà le riprese dei nuovi episodi di Montalbano e che ha appena terminato la nuova fiction tratta dai romanzi di Gianrico Carofiglio
Alberto Sironi è un regista infaticabile: dopo il successo televisivo di Salvo D’Acquisto e Virginia, la monaca di Monza, ha appena terminato i due primi film tratti dalle opere dello scrittore e giudice della Dia, Gianrico Carofiglio: Testimone inconsapevole e Ad occhi chiusi. Film per la televisione che narrano le vicende del giovane avvocato Guerrieri, interpretato da Emilio Solfrizzi, e ambientate in Puglia.
Abbiamo incontrato a Roma il regista originario di Busto Arsizio, poco prima della sua partenza per la Sicilia dove nei prossimi mesi sarà impegnato nelle riprese di altri quattro episodi della serie di Montalbano. "Iniziamo a girare lunedì 18 aprile e realizzeremo i primi due episodi in programma – spiega Sironi –. Episodi tratti dagli ultimi due romanzi di Camilleri, Giro di Boa e La pazienza del ragno. Poi a ottobre gireremo altri due episodi, stavolta tratti da due racconti. Il tutto non andrà in onda prima del 2006".
Invece la nuova fiction tratta da Carofiglio, quando potremo vederla sul piccolo schermo?
"Abbiamo consegnato da poco il lavoro, questa volta sarà trasmesso da Canale 5, ma non sappiamo ancora quando. E’ un progetto che ho fortemente voluto e spero diventi un nuovo Motalbano, la storia lo merita".
Cosa la attira delle storie che racconta?
"Mi piacciono le storie morali, quelle che mettono in discussione anche la società in cui viviamo, esattamente come accade in Montalbano. Si tratta di uomini che vanno anche contro il sistema, ma che allo stesso tempo sono anche persone fragili, con delle debolezze. Come questo nuovo personaggio, l’avvocato Guerrieri appena rimasto senza la moglie. Per la televisione si tratta di storie piuttosto inusuali perché non si tratta di un semplice legal thriller, è un racconto morale con temi che io definisco grigi, inusuali per il racconto televisivo".
Dopo tanti lavori realizzati per la Rai questa nuova fiction andrà in onda su Medaiset. Cosa si aspetta?
"Non si tratta sicuramente film per Mediaset: il più grande nemico sarà il bombardamento pubblicitario, ma non si può chiudere gli occhi sulla realtà. Non faccio storie in cui non credo moralmente, e ho sempre avuto questo punto di vista anche quando lavoravo poco. Con Mediaset ho avuto la possibilità di realizzare questo progetto, vediamo che succede".
Lei è sicuramente un regista inusuale per la televisione: ha lanciato Zingaretti, Fiorello, e adesso ha recuperato Solfrizzi, prima attore di commedia. In un sistema televisivo che punta tutto sulle star, come si trova?
"E’ la battaglia che più duramente porto avanti da anni. Mi piace lavorare con giovani attori, facce nuove e sconosciute al grande pubblico. Nella serie sull’avvocato Guerrieri ci sono anche altri bravi attori come Chiara Muti, Bianca Maria D’Amato, Giovanni Moschella, Giovanni Esposito in un ruolo drammatico, ed Alex Van Damme nella parte di un extracomunitario accusato ingiustamente di un crimine e aiutato dall’avvocato Guerrieri nella prima puntata. Poi la squadra è la stessa di Montalbano: stesso direttore della fotografia e stesso produttore Carlo Degli Esposti. Si può dire che l’affiatamento è più che collaudato e gli attori sono una parte molto importante".
Anche il suo stile si avvicina molto a quello cinematografico…
"Sono nato con il cinema, i miei riferimenti sono alti, ma oggi il cinema italiano non esiste, non c’è produzione e il mio tentativo è quello di alzare il livello della televisione. Ed è proprio in televisione che porto le battaglie che in passato furono di De sica e Fellini".
Torniamo a Montalbano: per lei i nuovi episodi sono un ritorno al personaggio che le ha dato un certo successo…
"Certamente. E tornare a lavorare a queste storie mi fa molto piacere. Quando ci si avvicina al mondo di uno scrittore non è semplice, un regista deve acchiappare l’anima di una storia. Sono un appassionato di letteratura gialla e poliziesca e sinceramente penso che Montalbano sia il più bel personaggio della letteratura italiana di questo tipo. Un equivalente di Maigret".
Zingaretti, tempo fa, disse che non avrebbe più interpretato Motalbano, poi ha cambiato idea. Cosa è successo?
"Per Luca non sarà facile scrollarsi di dosso l’immagine di Montalbano, a cui lui si adatta benissimo. E poi la sua faccia non è molto trasformabile. Penso che abbandonerà il personaggio dopo questi quattro episodi".
Camilleri cosa dice delle sue trasposizioni televisive?
"Camilleri è contentissimo e ne sono felice perché vuol dire che non è stata tradita l’anima della storia. Una frase che ricorderò sempre e che mi ha fatto molto piacere, è quando, riferito ai personaggi di contorno, mi ha detto: "sembra che gli abbia scritti io". Ho capito che era la direzione giusta".
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