L’arrivo della “Provincia”? Un’opportunità per gli altri quotidiani

Per decenni sognato, ipotizzato, progettato, l’assalto alla piazzaforte editoriale varesina adesso è realtà. E lo porta un’armata potente non solo nella comunicazione ma anche nella finanza e nell’economia e che a Bergamo e a Milano in ambito cattolico ha strateghi molto attenti al futuro dell’Ovest della Lombardia.
Alla fine dell’estate avremo l’edizione varesina de “La Provincia”, solido e autorevole quotidiano comasco, dal quale sono già nate le analoghe testate di Lecco e Sondrio I tre giornali sono nella sfera degli interessi della trasparente lobby che ha fatto dell'”Eco di Bergamo” uno dei riferimenti del panorama editoriale nazionale.
Si parla di crisi della stampa, in realtà in edicola non vengono accolti bene solo i giornali fatti male: è vero cioè che la gente predilige la televisione ma non dimentica il dialogo con il quotidiano se le offre spunti di riflessione, notizie non inquinate e la certezza di una reale autonomia anche in presenza di una scelta dichiarata della linea politica.

Se oggi viene portato l’assalto a Varese significa che la situazione rispetto al passato è certamente mutata.
Senza avere la presunzione della verità storica perché molti eventi non hanno avuto il crisma dell’assoluta certezza, si può ugualmente risalire ai primi tentativi di sbarco all’ombra del Bernascone fatti da alcuni editori o ai contatti per acquisire il controllo della corazzata dell’informazione locale, “La Prealpina”, sulla piazza dal dicembre 1888 e alla quale, sempre grazie al suo grande direttore Giovanni Bagaini, si deve la fondazione della provincia di Varese nel 1927.
All’inizio degli Anni 70 alcuni imprenditori varesini fondarono il “Giornale Nuovo” nel tentativo di creare un’alternativa al quotidiano storico. Finì con un ko duro, la “Prealpina”, guidata da Mario Lodi, fece della concorrenza una opportunità da cogliere: senza tradire la sua tradizionale linea centrista la “Prealpina” infatti si aprì a nuove realtà con il risultato di vendere 10 mila copie in più al giorno.
Ci sarebero stati negli anni Novanta con la “Cronaca” prima e le “Cronache” dopo, altri due tentativi di fare un secondo quotidiano a Varese. Due esperienze terminate prematuramente.

Negli Anni 80 Caracciolo, grande editore progressista, pensò di acquistare il giornale varesino, ma ricevette solo dinieghi dalla famiglia Ferrario che nel frattempo aveva raggiunto la maggioranza azionaria della SEV, l’ editoriale varesina. Dopo Caracciolo altri si fecero avanti, ma senza ottenere risultati concreti. Ci furono poi iniziative, condotte a più riprese, da parte dei bergamaschi dopo che avevano ottenuto il controllo della “Provincia” di Como.
Il potentato cattolico di Bergamo oggi è riuscito a realizzare una sorta di pedemontana dell’informazione: passa per Lecco, con il “ramo” di Sondrio, Como e termina a Varese, vale a dire un territorio di oltre 2 milioni di abitanti e di enorme interesse economico e politico lungo il quale era già stata tracciata la pedemontana finanziaria imperniata sull’attuale BPU.
Prima del clamoroso annuncio dell’arrivo della “Provincia” a Varese si era sentito parlare di un nuovo tentativo di Caracciolo, ma i proprietari del nostro quotidiano avevano risposto ancora picche.
Non ci sono elementi sufficienti per previsioni, analisi e commenti, ma è un fatto che Bergamo prima di passare all’azione ha fatto bene i suoi conti giudicando alla fine raggiungibile un obiettivo che richiede forti investimenti. Tra l’altro per “La Provincia di Varese”, diretta da un grande giornalista come Michele Brambilla, sarà una “guerra” anche contro il “Corriere della sera” e Il “Giorno” che nel Varesotto vendono bene.

La “Prealpina” non avrà più il monopolio, situazione sino a oggi di comodo ma non stimolante e utile alla comunità come la concorrenza. Anche la potenza economica degli attaccanti può essere uno stimolo, una sfida. La partita su tutti i fronti si annuncia durissima.
Il confronto avverrà in ogni modo a vantaggio di una città non servita come avrebbe meritato da una classe politica in troppe occasioni inadeguata e che tra l’altro si è giovata del silenzio o della distrazione di non pochi mass media di fronte a certe sue scelte palesemente errate.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 28 Aprile 2005
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