La bellezza della velocità
Una mostra monografica a Villa Panza prenderà in esame un aspetto della poetica futurista: la velocità
All’interno del progetto “Poesia & Universo futuribile” la mostra iconografica presso Villa Panza prevede l’esposizione di circa 70 opere – fra pittura, grafica e disegni – cui spetta il compito di chiudere idealmente il percorso di studio avviato dai seminari. La mostra prenderà in esame un unico aspetto della poetica futurista, ugualmente legato allo spirito di “Poesia” quanto alle dichiarazioni dei manifesti. Il tema della velocità rappresenta, in quest’ottica, il leit-motiv dominante attorno al quale sarà possibile compiere un’indagine capillare sui motivi ricorrenti nelle opere dei diversi maestri.
Nel panorama – per la verità piuttosto affollato – delle mostre d’arte dedicate al Futurismo, risulta difficile individuare tematiche precise che non siano già state approfondite in passato. È altrettanto vero, però, che i maestri futuristi produssero molto e in maniera così diversa da suggerire ogni volta riflessioni nuove e nuovi motivi d’indagine.
Analizzando, dunque, il primo appello che Filippo Tommaso Marinetti lanciò, nel febbraio del 1909, attraverso le pagine del giornale francese Le Figaro (esposto in mostra), si possono cogliere alcuni spunti per ulteriori approfondimenti. Accanto “all’amore del pericolo” al “movimento aggressivo”, alla “lotta” e alla “ribellione”, Marinetti celebra “una nuova bellezza” di cui – dice- il mondo s’è arricchito agli esordi della modernità. È “la bellezza della velocità”. Identificata ora con un’automobile da corsa, ora con i convogli di un treno proiettato lungo i binari e, ancora, con i piroscafi e gli aeroplani, “la cui elica garrisce al vento come una bandiera e sembra applaudire come una folla entusiasta”.
Il mito della rapidità, della prontezza, dello “scatto” viene – insomma – identificato con tutte le diavolerie meccaniche figlie della nuova epoca, che suggeriscono al fondatore del Futurismo un immaginario ricchissimo di temi. Soggetti, vale a dire, utili ad esaltare il dinamismo della vita moderna e attorno ai quali si svilupparono le prime ricerche figurative di autori del calibro di Umberto Boccioni (con un’opera come Filari d’alberi del 1908), Carlo Carrà (con Piazza del Duomo a Milano del 1910) o Aroldo Bonzagni (con la sua splendida Locomotiva in corsa del 1911-12).
Partendo da opere d’impianto ancora divisionista l’esposizione potrà contemplare immagini significative che preannuncino i soggetti futuristi degli anni Dieci, dove la composizione dinamica, il moltiplicarsi dei punti di fuga e la pennellata libera da ogni schematismo teorico sembrano profetizzare le novità tematiche e formali della prima avanguardia italiana del Novecento.
L’entusiasmo per la velocità, per i nuovi mezzi di trasporto, per la “vita accelerata” rappresentano le visioni di un mondo nuovo. Di un universo futuribile. Ecco allora opere sintomatiche come Sogno di motore di Sante Monachesi (dalle collezioni della Galleria Comunale di Roma) o Linee di velocità+forma+rumore di Giacomo Balla, prestato eccezionalmente dalla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma.
Accanto a un percorso iconografico tradizionale – compreso, dunque, fra prove dall’accento simbolista ed epiloghi significativi del Secondo Futurismo – l’attenzione dei curatori si focalizzerà sulle diverse interpretazioni del concetto di velocità. Da un lato sulla sua accezione puramente dinamica, con una carrellata di immagini dedicate ai soggetti classici del volo, della ferrovia, dell’automobile e via dicendo; dall’altro lato sui retroscena spirituali, sul valore “mentale” dell’idea di velocità, che si concretizza in visioni deformate, dall’accento espressionista, dove i vortici luminosi, le tensioni fra le linee-forza, le figure che si scompongono e ricompongono sono le soluzioni linguistiche ideali per la resa di sensazioni, di emozioni.
Queste ultime considerazioni valgono anche per il superamento della poetica futurista nelle opere dei secondi anni Dieci, quando la “nuova” immagine sembra legarsi a una concezione spaziale diversa, in cui il movimento e la velocità vengono assorbiti da un interesse verso il soggetto stesso. “Per noi il quadro è la vita stessa intuita nelle sue trasformazioni dentro all’oggetto e non al di fuori” affermava Boccioni. E aggiungeva: “Noi ci identifichiamo nella cosa”. Da questa certezza (bergsoniana) si sviluppa il nuovo modo di concepire l’oggetto – con le sue “forze” – e quindi di rappresentarlo. In poche parole, è contenuta qui tutta la straordinaria concezione estetica di Boccioni – sintetizzata poi nel concetto di dinamismo universale – cui l’esposizione intende riservare uno studio dettagliato.
Sulla scorta di queste riflessioni il percorso della mostra approderà, con un balzo cronologico, alle esperienze del Secondo Futurismo, divise fra l’interpretazione del tema in senso ancora “meccanico” e l’approdo invece a considerazioni più liriche del tema stesso.
Le celebrazioni per il centenario della nascita di “Poesia” saranno corredate da un catalogo generale edito da Insubria University Press. Il catalogo, diviso per sezioni, comprenderà gli atti dei convegni, i testi scientifici dei relatori, la presentazione di tutto il materiale documentario con schede tecniche delle edizioni esposte e dei diversi manifesti presentati. Per la sezione iconografica sono previsti testi dei curatori e interventi critici di alcuni esperti italiani di Futurismo (fra i quali il prof. Francesco Tedeschi dell’Università Cattolica di Milano), oltre alle schede scientifiche di tutte le opere in mostra, ivi riprodotte, e ai consueti apparati bio e bibliografici.
La bellezza della Velocità
Scuderie di Villa Panza – Varese
Dal 1 ottobre al 27 novembre 2005
Inaugurazione venerdì 30 settembre
Catalogo Insubria University Press
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