“Mille grazie ai cittadini della provincia”
L'intervista a Marco Reguzzoni chiude il suo diario di viaggio negli Stati Uniti
Ottantadue biglietti da visita raccolti in decine di incontri. Ventitremila chilometri fatti in tre settimane di permanenza negli Stati Uniti.
Domenica Marco Reguzzoni è rientrato a Malpensa da cui era partito il primo di ottobre. Ha visitato nove stati diversi prendendo dieci volte l’aereo. Il Presidente ha scritto 15 articoli che compongono un originale diario di viaggio, togliendo i tempi di volo e lo scalo finale a New York, con una media di un articolo al giorno.
Reguzzoni è stanco, risente ancora del fuso orario con le sue sei ore di differenza, e di un ritmo veramente intenso. Il suo ufficio è un via vai di assessori e funzionari della Provincia, ma non rinuncia all’intervista che chiude questo lungo diario.
Presidente abbiamo condiviso giorni di lavoro e lei ha voluto rendere pubblici i suoi impegni. Complimenti per la scrittura che ha ricevuto poche critiche e molti elogi. Cosa ha portato a casa dagli Stati Uniti?
«Una seconda laurea. Un grande arricchimento personale di cui sono grato ai cittadini della provincia di Varese che grazie alla fiducia concessami quando mi hanno eletto, mi hanno permesso di vivere questa bella esperienza».
Oggi abbiamo poco tempo. Sarà interessante tornare con maggiore calma su questo lungo viaggio, ma alcune impressioni ancora a caldo sono interessanti. Cosa l’ha colpita di più durante la sua permanenza negli Stati Uniti?
«L’organizzazione dello stato e la precisione e la puntualità. Ho fatto decine di incontri e mai che abbia dovuto aspettare, fare anticamera. Ho visitato anche altri due posti di cui non ho potuto scrivere. Il Texas e il Kentuky dove esiste il quarto aeroporto al mondo per movimento di merci. A Lousville ha sede la direzione dell’Ups e questo ha risolto ogni tipo di problema di occupazione».
Dai suoi racconti emergono molte differenze tra gli Stati Uniti e il nostro paese. Traspare molto entusiasmo per il loro stile di vita, ma c’è qualcosa che l’ha infastidita o che ha vissuto male?
«Certo! La mancanza di integrazione razziale. Ho visto comunità chiuse, indipendenti, ma che non dialogano tra loro. Gli afroasiatici in alcune zone sono apertamente ostili con qualsiasi bianco incontrino. In alcune città mi hanno sconsigliato di girare solo».
Per la sua esperienza di amministratore a cosa è servito questo viaggio?
«A conoscere altre realtà. Ci sono situazioni, come il Kentuky che sono molto simili al nostro territorio, ma il loro sistema gli permette di agire più liberamente. Da noi questa autonomia non ce l’ha neppure la regione. Territori piccoli hanno grande potere e questo porta evidenti vantaggi alla comunità. Noi possiamo fare solo dei piccoli miglioramenti, ma un reale cambiamento richiederebbe una trsformazione di tutto il sistema».
Nei suoi articoli ha fatto spesso riferimento a Malpensa. Qual è la sua considerazione oggi?
«Questo è un argomento che richiede una riflessione serena da fare in altro momento. Le dico solo che in tre settimane ho preso l’areo dieci volte e ho dovuto utilizzare l’autobus all’interno dell’aeroporto solo a Malpensa. Non è un bel servizio ai turisti internazionali»
Come vedono l’Italia negli Usa?
«Con grande attenzione, ma solo perché sono curiosi di sapere come ci muoviamo noi all’interno della Ue. Se non fosse per questo per gli americani l’Italia non esisterebbe affatto».
L’agenda del Presidente è fitta di appuntamenti. Altro che un giorno come gli altri, come aveva sperato Reguzzoni quando stava transitando nelle sale del JFK, ultimo aeroporto prima di riabbracciare la sua terra e di riprovare l’emozione di vedere sua moglie e del sentire i calci della sua bambina nella pancia della mamma. Tre lunghe settimane in cui grazie al web e al telefonino ha tenuto i contatti con le persone care, i collaboratori più stretti e anche i lettori di Varesenews.
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