Riconoscimento per Cazacu, un segno di civiltà
Massimo Barberi propone di onorare la memoria dell'operaio rumeno ucciso dal suo datore di lavoro nel 2000. Anche Mucci apprezza l'idea
Sono passati 5 anni e mezzo. La notte del 16 aprile 2000 Ion Cazacu, operaio rumeno, morì dopo un mese di agonia nel reparto grandi ustionati dell’Ospedale Sampierdarena di Genova. A bruciarlo vivo il suo datore di lavoro, Cosimo Iannece, piccolo imprenditore, a cui Ion aveva chiesto di essere messo in regola per evitare di continuare a vivere in clandestinità. Massimo Barberi, consigliere comunale di Rifondazione comunista, propone che la figura e la vicenda di Ion Cazacu siano onorate nella “Giornata della riconoscenza”: «Sarebbe un gesto importante per ricordare Ion – spiega Barberi – e per dare voce a chi lavora nel nostro territorio dovendo subire vessazioni e condizioni di lavoro inique. La scelta di proporre il premio a Cazacu mi auguro sia appoggiata da tutte le associazioni, i partiti politici, i sindacati e le realtà gallaratesi, per una scelta trasversale che renda omaggio ad un lavoratore extracomunitario morto per rivendicare i propri diritti». Ad appoggiare la proposta di Barberi, presentata alla commissione che dovrà decidere a chi assegnare il premio per il 2005, anche il sindaco di Gallarate, Nicola Mucci: «Quando mi è stata presentata la proposta, non ho avuto nessun imbarazzo a dire che mi sembra un’idea positiva – spiega il primo cittadino gallaratese -. È una decisione da prendere insieme a tutta la commissione, dove siedono rappresentanti della giunta e del consiglio comunale assistiti dal segretario comunale. Vaglieremo le proposte, il premio potrebbe essere assegnato a diversi soggetti, come già in passato, sarà la commissione a dare il placet per l’onorificenza». La commissione di valutazione è composta, oltre al sindaco che la presiede, da Giorgio Sironi della Margherita, Paolo Bonomi di An, gli assessori Paolo Caratati e Roberto Delodovici e il segretario comunale Filippo Ciminelli.
La vicenda dell’omicidio di Ion Cazacu a Gallarate ha colpito la cittadinanza gallaratese, come anche la storia della moglie e delle due figlie dell’operaio rumeno, alle prese con permessi di soggiorno e rinnovi che arrivano all’ultimo momento. Il responsabile della sua morte è stato prima condannato in primo grado a 30 anni e al pagamento di 400 milioni di lire ad Alina e Florina, le figlie di Ion. In appello la brutta sorpresa per la moglie Nicoleta e per le due ragazze: 16 anni per Iannece, pena confermata in Cassazione. La rabbia e la delusione di Nicoleta Cazacu furono ben espresse in una lettera che pubblicarono tutti i giornali. «Il riconoscimento a Cazacu – continua Barberi – sarebbe utile per incominciare a fare un virtuoso esercizio di memoria. Ricordare Ion Cazacu significa anche ricordarsi delle migliaia di cittadini stranieri che ogni giorno lavorano in questo territorio senza che gli venga riconosciuto alcun diritto. Siamo convinti che i processi di integrazione con chi è portatore di identità diverse, di usi e costumi lontani, siano necessari. La società multietnica e multirazziale non è una questione di dibattito politico o filosofico. E’ una realtà con cui fare i conti. Nascondere la testa sotto la sabbia significa abdicare al proprio ruolo di società accogliente e aperta, democratica, laica e pluralista». Il riconoscimento a Ion Cazacu sarebbe un segno di civiltà, una voce ferma e forte per dire che Gallarate non dimentica. Un’idea che non si può fare a meno di appoggiare.
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