Ivana Brunato: «Uniti per rilanciare il territorio»
La relazione del segretario provinciale della Cgil al congresso provinciale è un richiamo all'unità a tutti i livelli. Una frustata al Governo e un elogio alla via della concertazione varesina
Ventisette pagine di relazione, quattro argomenti principali: "I cambiamenti nel mondo", "Il Paese Italia", "La provincia di Varese", "La camera del lavoro" per un totale di 24 capitoli .
La relazione del segretario "macinasassi" Ivana Brunato (così lei stessa si definisce, riprendendo una definizione dei suoi colleghi maschi) al 14mo congresso provinciale della Cgil è innanzitutto una frustata al Governo. Una bocciatura su tutti i fronti: dal welfare alla scuola, dalle riforme istituzionali alla politica internazionale. E fino a qui, poteva essere prevedibile.
La parte più interessante e stimolante del discorso del numero uno della Camera del lavoro di Varese è invece il capitolo dedicato al territorio. Un richiamo forte e deciso all’unità. A raccoglierlo in prima fila nella Sala Napoleponica delle Ville Ponti ci sono i segretari di Cisl e Uil , Gianluigi Restelli e Marco Molteni, che annuiscono. L’invito a fare squadra, però, non è rivolto solo a loro, ma anche agli industriali, presenti in sala con il direttore Vittorio Gandini, alla Provincia e alla Camera di Commercio, presenti con Marco Reguzzoni, Angelo Belloli e Mauro Temperelli, ad Ascom e Confesercenti, a Cna ed Associazione artigiani.
Nelle parole della Brunato l’idea di un’agenzia provinciale per lo sviluppo e l’innovazione ritorna prepotentemente alla ribalta, dopo i lavori preparatori di un mese fa a Villa Cagnola a Gazzada. «Anziché puntare alla compressione dei costi, dobbiamo mettere in rete tutte le nostre potenzialità: dal polo scientifico tecnologico al Ccr di Ispra, dall’ università Cattaneo all’Insubria. Uno strumento leggero che possa finalizzare, sotto un indirizo comune, risorse, competenze tecnologiche e strumenti innovativi che oggi operano in modo separato». E ancora: «Dobbiamo insistere perché la dimensione dell’impresa cresca, ma anche perché si passi da un capitalismo famigliare, tutto chiuso sul cortile della propria fabbrica, ad una maggiore collaborazione tra le imprese, soprattutto per quanto concerne l’innovazione e le esportazioni».
Il segretario alza uno sguardo preoccupato su Malpensa, sul suo depotenziamento e sulle logiche del rallentamento di Cargo City, a cui aggiunge una sana nota polemica. «Malpensa è considerato milanese, ma non appena ci sono problemi occupazionali o di rapporto con le popolazioni improvvisamente diventa varesino. Forse è meglio rompere questo schema e avere sedi opportune dove alla pari si prendono le decisioni».
In sala ci sono molte personalità: il questore Giovanni Selmin, i consiglieri regionali Stefano Tosi e Mario Agostinelli, il presidente provinciale dei diesse Daniele Marantelli e quello comunale, Fabrizio Mirabelli, Giovanni Bonometti segretario di Rifondazione Comunista e Giovanni Martina, ex consigliere al Pirellone e oggi alla Cgil regionale. La relazione di Ivana Brunato, però, nella parte dedicata al terrritorio supera di slancio la politica e punta dritta in faccia alle questioni contrattuali e al funzionamento delle relazioni con le controparti, come nel caso degli enti bilaterali, dove chiama in causa direttamente il «vulcano» Marino Bergamaschi, direttore dell’Associazione artigiani.
«Chi pensa che la Cgil sia allergica agli enti bilaterali si sbaglia – ha spiegato la Brunato -. Siamo allergici ai compiti impropri che attraverso le leggi possono essere dati agli enti bilaterali. A quel vulcano di Bergamaschi che vorrebbe bruciare le tappe proprio sul ruolo degli enti bilaterali, ricordiamo che forse i rinnovi dei contratti non dovrebbero essere quelle defatiganti situazioni che vedono passare mesi, anni prima per aver un tavolo, poi per definire modesti aumenti retributivi. Ed è conseguenza logica che in quelle trattative difficilmente si puo’ dedicare attenzione a cosa trasferire in modo condiviso. Positivo è l’esempio del contratto del commercio, proprio questo ente comincia ad avere un ruolo di riconoscimentto tra imprese e lavoratori nella nostra provincia».
Un richiamo finale alla presenza femminile nella Cgil. Su 67 mila iscritti in tutta la provincia, al tavolo della segreteria sedevano solo 7 donne (contando anche la presenza di un segretario regionale, Susanna Camusso, e uno nazionale, Carla Cantone) su 17 poltrone, ma la speranza del segretario provinciale è che nella Cgil quel numero aumenti. «Essere diretti da una donna non è cosa facile – ha concluso la Brunato -. Io vengo definita un macinasassi con un’espressione tipicamente maschile, per la determinazione con cui dirigo questa camera del lavoro. Ma ho anche la consapevolezza che le persone (donne o uomini che siano ndr) passano e l’organizzazione rimane».
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