Distretto 51, un disco per raccogliere la loro storia
Paolo Paliaga, musicista jazz ricorda il popolare gruppo soul. Musiche diverse ma strade parallele e la passione per la musica
“Non posso non conoscerli, erano paralleli a noi che facevamo jazz” Paolo Paliaga, ricorda così i Distretto 51. Paolo, nella vita è sociologo ed insegnante di economia alla scuola Europea di Varese ma la sua grande passione da sempre è il Jazz.
Da anni suona in giro per l’Italia, ma anche e soprattutto a Varese, su tanti palchi, gli stessi cavalcati dal Distretto 51.
“Avevamo un pubblico diverso, loro grazie al Soul e rithm’in blues potevano spaziare, mentre per il Jazz essendo più esoterico era più difficile. Nasceva un po’ di invidia perché riuscivano ad attirare anche i giovani”.
La tua vita di musicista si è mai intersecata con loro?”
«Eravamo paralleli e ci incontrammo solo una volta a ville Ponti per l’edizione dello Splash dell’85 dove si produsse l’album “Musica targata Varese”. Io allora suonavo con Giovanni Rossi e Stefano D’Allora».
In questi giorni il Distretto 51 presenta il loro primo disco. Secondo te perché questo cd?
«Penso per raccogliere la memoria di ciò che hanno fatto in tanti anni di musica insieme. I dischi segnano un punto d’arrivo, come i figli e lo lasciano per l’eternità. E’ un’esperienza forte per loro ed è secondo me un modo per recuperare la loro unità, lo stare insieme e lo stare con la musica».
La creazione del cd vede la collaborazione di due realtà, il Molina e Tempera. Secondo te questo rapporto tra la musica e il territorio come è nato?
«Penso sia nato perché ci sono persone che si appassionano alla musica e decidono di finanziarla. Ci credono e fanno diventare ciò che è “superfluo”, quotidiano e di grande importanza. Non esiste un pubblico del Jazz, sono poche le persone che si appassionano a questo genere mentre per un gruppo come il Distretto 51 è più facile essere amati e conosciuti».
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