Una cena per Marko
I mass media varesini hanno dato notizia di una cena benefica in programma per venerdì sera all’Oratorio di Biumo Superiore organizzata dalla piccola comunità serbo-bosniaca e croata della nostra zona. La comunità vuole unire i suoi sforzi a quelli in atto nella ex Jugoslavia per permettere il trapianto del cuore a Marko, studente diciassettenne di Belgrado.
La situazione del giovane è bene spiegata nell’appello via internet che pubblichiamo, la notizia della cena l’ abbiamo data volentieri anche noi di Varesenews, ma oggi , segnalando di nuovo l’iniziativa, sentiamo la necessità di alcuni approfondimenti.
Intanto è doveroso accennare a questa comunità, composta di serbi, bosniaci e croati, vale a dire ortodossi. musulmani e cattolici, che hanno lasciato le loro terre in occasione della guerra contro la Jugoslavia da parte della Nato e dei terribili successivi conflitti etnici e religiosi.
La comunità vive e lavora accettata bene da tutti, sono cittadini esemplari e ricchi di dignità. Lo conferma proprio la cena per aiutare Marko. Non si sa quanti varesini aderiranno, ma il margine sui 15 euro che verranno chiesti agli intervenuti non si annuncia di particolare entità. Eppure si sono mossi con slancio per far vivere Marko, per partecipare a un momento di solidarietà nazionale tanto importante per loro dopo anni di divisioni , di odi feroci.
E’ accaduto infatti che i familiari di Marko siano riusciti a far arrivare la storia del loro caro alle televisioni e ai giornali di Belgrado e la gente di Serbia ha così saputo che Marko potrà vivere grazie a un costoso trapianto che non può essere effettuato in patria perché la ex Jugoslavia non ha strutture; la gente ha saputo anche di bambini che muoiono per lo stesso motivo. E adesso televisioni e giornali parlano meno di politica e più di problemi di sanità.
Marko sarà sottoposto al trapianto a Berlino: a Belgrado, cittadini che guadagnano 300 euro al mese sono riusciti a raccoglierne ben 200 mila, ne mancano 100 mila, ma si prevede che grazie alle gocce raccolte all’estero da bella gente come i serbi-bosniaci e i croati di Varese
l’obiettivo verrà raggiunto e superato: i soldi in eccedenza saranno subito investiti in una fondazione che ha già in programma di strappare alla morte una bimba di quattro anni.
Era indispensabile raccontare che cosa ci fosse dietro la notizia della cena benefica, ma è un dovere tirare anche delle conclusioni. La prima: Vladimir lavora a Radio Missione Francescana, dai frati di viale Borri: allora si può non andare alla cena e offrire anche un solo euro per Marko.Le adesioni sono raccolte anche telefonicamente da Vladimir.
Semplici cittadini, associazioni, aziende, istituzioni possono dare un contributo minimo: non sarà mai insignificante, semmai addirittura fondamentale perché a Belgrado si vada oltre il caso di Marko e si inizi un nuovo cammino per la tutela della vita di giovani e giovanissimi.
Ma Varese può e deve fare molto di più, magari assieme alla Regione. L’ospedale di Circolo infatti è un centro di alto profilo per la cardiologia e la cardiochirurgia: può essere un riferimento e un aiuto per Belgrado; in Lombardia ci sono diversi centri per i trapianti di cuore collegati a Varese.
Se tendiamo la mano a Belgrado per salvare la vita a bimbi che non sempre possono essere curati all’estero, allora forse attenuiamo il ricordo che i serbi hanno delle devastazioni e forse delle vittime provocate dai nostri cacciabombardieri in forza dei vincoli dell’alleanza Nato.
Se c’è buona volontà sempre si può fare molto. La terra di missione non è lontana, è solo aldilà dell’Adriatico.
Qualche varesino che ha ruolo importante nelle istituzioni può fare il primo passo. Noi cittadini lo anticipiamo offrendo per Marko anche solo l’importo di un caffè.
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Loro ne fanno già parte
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