Il DIVERTIMENTO, questo trapassato

Divertirsi, e chi ci riesce più?
Ricordo il grande divertimento che provavo da bambina quando andavo con mio padre sulle spiagge per far volare l’aquilone. Era bellissimo, azzurro e giallo e che emozione vederlo librarsi nell’aria. I bimbi di oggi invece, spitinfiosi e con un gergo degno dei “dockers” del porto di Anversa, griffati dalla testa ai piedi, spesso con chiome stile “leccati dal gatto”, per divertirsi pretendono le Playstation, questo orrendo video-gioco dalla musica ossessiva che, secondo recenti studi probabilmente pagati dagli stessi costruttori, pare rendano più intelligenti. A me e non solo a me, sembrano invece oltremodo rincretinenti. E dire che tra aquiloni e video-giochi sono passati solo quarantacinque anni. D’accordo che il tempo nel secolo ventesimo è scorso più veloce, con grande giubilo dei futuristi, però non penso che io sia già da relegare in quel di Jurassic Park!
Tutto questo per arrivare al nocciolo della questione: grazie alla, neanche tanto subliminale, manipolazione mediatica il divertimento, a forza di renderlo un “must” è divenuto un lavoro forzato. Si deve andare ai Tropici, in crociera con le stars, a farsi impastare come un filoncino nelle spa di grido, insomma che fatica per divertirsi trendy !
Abbiamo appena chiuso con le festività natalizie e con il Capodanno, clou per eccellenza dei forzati del divertimento. Io vado alle Barbados, sai ci va anche Elton John…io sul Mar Rosso al Four Seasons, naturalmente…io vado a Saint Moritz, perché sai lì la neve è più bianca, insomma ha qualcosa di più chic….Ed avanti con valigie e valigioni, colmi di abiti sbarluscenti, per ritrovarsi tutti quanti a trangugiare il menù di Capodanno invariabilmente uguale in ogni parte del mondo purché a cinque stelle. Ritrovando i soliti cappellini idioti fieramente esibiti sulle crape dei top manager che aspettano mezzanotte soffiando nelle trombette stonate con la sciura Maria al fianco, tutta tette rifatte e diamanti in vista. E quando l’anno nuovo arriva, tra le nebbie del troppo bere e del troppo mangiare, come già disse Jacques Prévert, questa cosiddetta élite prova come una sensazione di déjà vu: il capodanno precedente, sì e anche quello prima…
Eppure in questo deserto emozionale che è la società attuale dove solo la superficialità cresce rigogliosa io ho vissuto un’esperienza stupenda, proprio a capodanno: ritrovando il divertimento sano ad un’ora e mezza da Varese. In un incantevole villaggio di montagna di qualche centinaio di anime, ai piedi del Monte Rosa. Tanto incantevole da aver stregato Silvio e Daniela, proprietari del rinomato ristorante “Agnello” di Taino che, dopo avere eletto Bannio, questo è il nome della località, come luogo di vacanze, hanno aperto un adorabile hotel ristorante proprio di fianco alla Chiesa. Coccolata dai piatti raffinati creati da un cuoco dall’allure di un gentleman, servita con sorrisi e cortesia da due graziose cameriere, ho raggiunto la mezzanotte in un’atmosfera serena e calorosa.
Il 2006 era nato da pochi minuti ed ecco che il vice-sindaco del luogo, il sciur Vittoni , baffetto birichino e occhio vispo, si aggrappa alla sua fisarmonica, lasciandola solo all’alba delle cinque. Ed ecco che in questo grazioso chalet foderato in legno, neve fuori e gioia dentro, accade qualcosa che sarebbe piaciuto al grande Greenaway o al nostro Scola.
Il cuoco, in tenuta immacolata, dopo essersi prodigato in cucina prosegue anche in sala invitando, con stile, le signore a ballare tanghi e mazurche. L’instancabile vice sindaco regala canzoni montanare e hits anni ’60 e, all’alba delle tre, ecco arrivare due personaggi che parevano usciti dritti da Zelig. Con battute spiritose e gag, “grivoises” al punto giusto, hanno suscitato tanta sana allegrìa, coinvolgendo giovani e meno giovani. Finalmente, dopo anni di squallido divertimento preconfezionato, ho passato un bel Capodanno.
E, credetemi, la neve lì non è bella come a Saint Moritz.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 14 Gennaio 2006
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