Via Romagna, a due passi dalla marginalità
Quattro baracche in mezzo ad un boschetto, accanto ad un tranquillo quartiere residenziale: ecco dove è morta la piccola nomade
Marto se ne sta seduto davanti ad un fuoco di sterpi acceso in qualche modo, in un freddo allucinante. Intorno, l’orrore di una natura violata: un desolante boschetto di robinie ricoperto di immondizie di ogni tipo.
È qui (foto a lato) che vivevano da appena due giorni i genitori della piccola trovata morta questa mattina. Marto è solo: probabilmente è rimasto a fare la guardia alle quattro miserande baracche che costituiscono il "campo", ben diverse dalle distese di roulotte a cui pensiamo quando si parla di nomadi. A due passi, le abitazioni di un tranquillo quartiere residenziale e un cantiere edile in piena attività. A indirizzarci qui, tra le vie Novara e Romagna, alla periferia ovest di Legnano, un gruppo di nomadi che vivono più a sud, in un bosco lungo la provinciale per Busto Garolfo; le ultime indicazioni ce le dà il signor Aldo Forloni, che coltiva alcuni campi della zona e incontriamo a bordo di un piccolo trattore. «Li conosco, poveretti, questi che vivono qui. Guardate quegli alberi: ne hanno già tagliati parecchi per riscaldarsi. Del resto, cosa puoi dirgli? Solo domenica scorsa gli è andata in fiamme una baracca».
Inoltrandosi per un viottolo nello squallido bosco, che nella mezza luce del giorno che muore ricorda tanto la dantesca selva dei suicidi, si incontrano le quattro baracche di cartone e lamiera in cui sopravvivono, ai margini di tutto, un pugno di rumeni. «Siamo originari di Craiova» racconta Marto, non troppo sopreso di vederci. «Io sono un amico di famiglia, e vivo a Castellanza, in un altro campo. Sono venuto qui quando ho saputo della tragedia. Qui un disastro dietro l’altro, prima l’incendio (e le ceneri sono ancora lì a denunciarne la breve, definitiva violenza), poi oggi la ragazza». Lui la chiama così, anche se non aveva che pochi giorni. Nè Marto ne conosce il nome: «Non sapevo i loro nomi: erano arrivati qui da appena due giorni, venivano da Pisa». Per i misteriosi canali dei legami familiari e di clan, la notizia dell’arrivo di conoscenti, forse lontani parenti, era giunta alle orecchie di Marto che ora è qui che aspetta, solo – tutti gli altri sono dai Carabinieri, o a piangere la bambina in ospedale. La baracca in cui si è consumato il dramma reca il sigillo posto dai Carabinieri (foto). Dopo un po’ Marto se ne va: «Ho fame» dice, «vado a prendermi qualcosa. Avete qualche spicciolo?»
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