Un declino davvero inaccettabile
Quando lunedì nei seggi l’ultima firma sarà stata apposta sull’ultimo verbale e i pacchi con le schede scrutinate avranno preso tutti la strada del tribunale, i motori della macchina elettorale cittadina non si fermeranno: gireranno al minimo per riprendere al massimo dopo pochissimo tempo: il 28 maggio voteremo per ridare un sindaco alla nostra Varese.
La campagna elettorale dunque continuerà, ma potrà essere ben diversa da quella, rissosa, che si è appena chiusa perché il risultato della “politiche” potrà incidere sulle scelte di singoli partiti o delle coalizioni.
La Lega Nord intanto ha parlato di una corsa solitaria a Varese e nelle altre amministrazioni civiche dove non ha brillato, inoltre va considerato che nella stessa Lega e nelle file del Centrodestra in molti non hanno digerito le recenti pessime gestioni e c’è voglia di riscatto oltre che di resa dei conti.
A Varese a impallinare continuamente e con determinazione la troupe del vecchio Circo Padella esibitosi a Palazzo Estense per esempio c’è, in prima fila, il segretario leghista Binelli; anche se al momento affidata ancora a comandanti malamente sconfitti sul campo dell’operatività, sta venendo alla ribalta una pattuglia molto determinata al riscatto di Forza Italia.
Non si vuole stendere cortine fumogene su anni di penoso vuoto gestionale,non si eludono le responsabilità, si chiede di poter avere la rivincita.
La grande alleanza di centrodestra verrà invece riproposta in caso di buoni risultati alle “politiche“, ma dovranno essere uomini nuovi, e speriamo con idee nuove, a riproporsi a un elettorato pigro e distratto come quello varesino.
La vittoria del Centrosinistra alle politiche potrebbe essere uno stimolo alla coesione e alla scelta di un leader forte e credibile da candidare a sindaco di Varese.
Resta il fatto che la città non riprenderà mai quota se non ci sarà una chiara, forte assunzione di responsabilità da parte degli amministrati, cioè di noi che da anni ci occupiamo di tutto, ma non delle vicende della comunità, che facciamo del primo slogan che ci piace il punto fermo dei nostri interessi senza mai verificare se alle parole e ai proclami seguono poi i fatti.
Varese, che negli Anni 60 era la quarta città italiana, non sprofonderà più nelle classifiche nazionali se la politica si sarà accorta di non avere più deleghe in bianco, se la comunità vigilerà anche con l’aiuto e la difesa da parte dei mezzi di comunicazione. Già, anche noi giornalisti forse non abbiamo fatto il possibile per fermare un declino davvero inaccetabile.
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