Quando la pubblicità può uccidere
Appello dell'Associazione familiari vittime della strada al Prefetto per un corretto posizionamento dei cartelli pubblicitari sulle strade: il cattivo esempio di viale Belforte a Varese
La pubblicità lungo le strade, se mal posizionata, può rappresentare un grave pericolo per gli automobilisti. Ne sono convinti i rappresentanti dell’Associazione familiari vittime della strada "Per una strada che non c’è", che ha sede a Lonate Ceppino, che nei giorni scorsi hanno preso carta, penna e Codice della strada e hanno inviato una lettera al Prefetto di Varese, al Comandante della Polizia locale del capoluogo e al presidente della Provincia di Varese per sollevare il problema, partendo dal cattivo esempio di viale Belforte, proprio a Varese.
"Avendo avuto diverse segnalazioni, da parte di cittadini, riguardanti i cartelli pubblicitari installati sul viale Belforte di Varese, che sono messi trasversalmente all’asse stradale – scrive il presidente dell’associazione Ernesto Restelli – ne denunciamo la posizione ravvicinata: per alcuni la distanza non supera i 5 metri. Sottolineiamo che molti cartelli, in modo da avere una facile individuazione da parte dei conducenti, sono posti in curva e per alcuni momenti sono visti perpendicolarmente alla direzione di marcia. Evidenziamo che, tanto più la loro visibilità è accentuata, tanto più ne subisce l’autista in termini di attenzione del controllo della guida".
Secondo il Codice della strada, spiega Restelli, i cartelli dovrebbero essere messi in modo tale da non provocare distrazione, disturbo o confusione agli automobilisti, ma soprattutto andrebbero posizionati ad una distanza di almeno 25 metri uno dall’altro: "L’articolo 23 del Codice della Strada che interessa la pubblicità sulle strade e sui veicoli dice che lungo le strade o in vista di esse è vietato collocare insegne, cartelli, manifesti, impianti di pubblicità o propaganda, segni orizzontali reclamistici, sorgenti luminose, visibili dai veicoli transitanti sulle strade, che per dimensioni, forma, colori, disegno e ubicazione possono ingenerare confusione con la segnaletica stradale, ovvero possono renderne difficile la comprensione o ridurne la visibilità o l’efficacia, ovvero arrecare disturbo visivo agli utenti della strada o distrarne l’attenzione con conseguente pericolo per la sicurezza della circolazione".
Al comma 6, però, lo stesso articolo prevede per i Comuni la facoltà di derogare alle norme relative alle distanze minime per il posizionamento dei cartelli e degli altri mezzi pubblicitari, ma sempre nel rispetto delle esigenze di sicurezza della circolazione stradale. "Inoltre – precisa Restelli – non dimentichiamoci che che l’articolo 41 della Costituzione Italiana precisa che l’iniziativa economica privata è libera, ma non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana".
"Rilevato – conclude l’appello al Prefetto di Varese – che la pubblicità in oggetto possa esercitare una negativa influenza sugli utenti a cui è rivolta chiediamo che vengano fatti, in tempi brevi, gli interventi previsti dal Codice della Strada".
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