Golgi, quel premio Nobel un po’ varesino

Nel 1906 Camillo Golgi riceveva a Stoccolma il premio Nobel per la medicina. A distanza di 100 anni Varese ricorda il suo illustre cittadino "estivo"

Cent’anni fa Camillo Golgi riceveva a Stoccolma il Nobel per la medicina. Ad un secolo di distanza Varese ricorda la figura del grande scienziato con una cerimonia che avrà luogo sabato mattina, 23 settembre, a palazzo Estense.
Per commemorare la figura del medico ci saranno il sindaco Attlio Fontana, i rappresentanti del mondo accademico dell’Insubria, dal rettore Renzo Dionigi, al preside della facoltà di medicina Paolo Cherubino e molti docenti universitari.
Un atto dovuto, un riconoscimento da parte di una città che, pur non avendogli dato i natali ( Golgi nacque a Corteno in provincia di Brescia nel 1843 e morì a Pavia nel 1926), lo ospitò nei periodi di vacanza insieme alla moglie Lina Aletti, lei sì varesina, nipote di un altro illustre medico varesino Giulio Bizzozero.

Giuseppe Armocida, professore di storia della medicina all’Università dell’Insubria, ricorda il premio Nobel.

Perchè Varese ricorda la figura di Camillo Golgi?
Perchè fu varesino "da parte della moglie". Perchè frequentò questo territorio durante le proprie vacanze operose, aprendo le porte della sua casa ad altri illustri scienziati di quel tempo. Perchè fu "nipote acquisito" di un grande medico varesino, Giulio Bizzozero. Perchè in città ebbe i suoi migliori alunni Emilio Veratti ed Eugenio Medea

Varese lo onora solo oggi o ha sempre ricordato il suo "cittadino estivo"?
La città si è sempre comportata con gratitudine. Quando morì venne a Varese a ricordarne la figura Ottorino Rossi, allora rettore dell’università di Pavia, originario di Induno. Poco dopo il Nobel, inoltre, il consiglio comunale votò l’istituzione di una borsa di studio per un giovane medico varesino. Una consuetudine che si protrasse per alcuni anni. Sulla sua casa di vacanza fu, inoltre, apposta una lapide, targa che, dato lo stile littorio dei tempi, fu abbattuta e solo recentemente è stata recuperata grazie all’interessamento dell’architetto Franco Prevosti.

Che tipo di "varesino" è stato?
Un tipo abbastanza riservato. A quell’epoca l’aristocrazia varesina era selettiva e lui non apparteneva a quell’ambiente. Le sue erano vacanze, periodi di riposo, intervallati da visite di altri scienziati. Quello era un periodo culturalemnte molto fertile e attorno a Pavia gravitava l’intellighenzia italiana.

Che persona era?
Camillo Golgi era un "padano" vero, schietto e un po’ "musone". Rimase famosa la sua lectio a Stoccolma perchè parlò male dell’altro medico spagnolo, Santiago Ramon y Cajal con cui condivise il premio. Il cerimoniale era rigido e imponeva galanteria e savoir faire. Ma Golgi ruppe tutti gli schemi gelando la platea. Il fatto è che i due medici erano stati premiati per due teorie nettamente contrastanti sul tema. Non sapendo quale delle due fosse valida, la giuria li premiò entrambi.

Quali vantaggi arrivarono a Varese da quel premio?
Direi nessuno. Golgi lavorava a Pavia e anche Bizzozero non si era fermato in città. Il nostro territorio era solo considerato luogo di vacanza, ma l’attività avveniva altrove.

Perchè vinse il Nobel?
Golgi fu premiato per gli studi sull’istologia del sistema nervoso. Erano studi che risalivano ad almeno vent’anni prima. Erano studi che risalivano a vent’anni prima. Nel 1906, Golgi aveva già cambiato campo di indagine, anche se le sue ricerche in campo neurologico sono studiate ancora oggi: come quelle sull’apparato del Golgi che venne confermata solo cinquant’anni dopo con l’avvento del microscopio, o quella chiamata "Reazione nera", una teoria che permise di studiare la cellula attraverso la sua colorazione.

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Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Settembre 2006
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