Corsa agli armamenti in Valcuvia, Orino e Azzio “rispolverano” i mortai

I due paesi, da sempre rivali, schierano l’artiglieria: due "pezzi", da 80 millimetri posti a (difesa) memoria dei monumenti ai caduti

Tra Orino e Azzio, paesini della Valcuvia, c’è sempre stata una certa rivalità, almeno a parole. Si narra che un bambino di Orino, alla fine dell’ultima guerra, abbia lanciato nel corso di una battaglia tra monelli un sasso contro un suo “avversario” di Azzio. Era una bomba a mano. Il residuato bellico, per fortuna, non esplose. A distanza di decenni, però, nei due paesi si sta sfiorando l’escalation militare, da quando entrambi i comuni si sono dotati di mortai. Proprio così: si tratta di due “pezzi” leggeri, famosi per il tiro “a campana”, ideali per la montagna; fatti i debiti calcoli balistici, si possono colpire obiettivi anche non in linea retta.
Tutto ha inizio quando, nell’autunno del 2005, in occasione del “IV Novembre”, il sindaco di Orino, Dario Clivio, decise di posizionare nello spiazzo verde del cimitero un mortaio da 81 millimetri (nella foto). Proprio uno di quei pezzi d’artiglieria che fino a poco tempo fa era in uso nell’esercito. Ordinata in un deposito militare di Napoli, l’arma è stata donata al paese a titolo gratuito. L’Esercito non sapeva come disfarsene, ed ecco la soluzione: sistemare il mortaio a oramai metaforica difesa del monumento ai caduti, proprio all’esterno del cimitero comunale, tra i cippi dedicati ai caduti, ma anche come eterno monito alla deplorazione della guerra.
Poteva, a questo punto, non scattare l’eterna rivalità fra i due paesi, che un tempo erano uno solo, appunto, “Orino-Azzio”, e che negli anni 50 si separarono in due comunità distinte? Certo che no. Tanto più che il sindaco di Azzio, è nientemeno che un militare in pensione. E che militare. Pierino Rolandi, meglio noto in Valcuvia come “Il Generale”, e che ha servito il Paese negli Alpini, non ha saputo resistere alla tentazione di emulare il vicino collega: così ha deciso di dotare lo scorso novembre il suo paese di una pur sempre metaforica difesa (le armi sono difatti inutilizzabili).
E lo ha fatto con un’astuzia da vecchio lupo di trincea: il mortaio sistemato ad Azzio, nei pressi del campo sportivo di Via Cadorna sembra essere puntato (nella foto) proprio verso quello “ingenuamente” piazzato dal sindaco del comune di Orino, che per la cronaca non ha fatto il militare.
Fuoco di controbatteria, lo chiamano gli artiglieri: serve per annullare il tiro della batteria avversaria una volta individuata.
Alla fine di questa storia, tra il serio e il faceto, non si può che ricordare il vero intento dei sindaci che con i due mortai hanno voluto ricordare la memoria dei tanti caduti che, nelle due guerre mondiali, ma anche in quelle più recenti, hanno dato la vita per la Patria, in pace e in armi.
Certo, in futuro qualcosa potrebbe cambiare. I depositi dell’esercito, a Napoli, hanno fatto sapere di essere pronti a cedere al comune di Orino un carro armato. Ovvio, senza mitragliatrici e col cannone otturato, ma pur sempre un carro armato. Ad interrompere la corsa agli armamenti in Valcuvia ci ha pensato il sindaco di Orino: «Abbiamo risposto di no: troppo care le spese di trasporto, che sono a nostro carico, altrimenti….»

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Orino-Azzio: la “guerra “dei mortai che non sparano 4 di 6
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Pubblicato il 10 Gennaio 2007
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