Meno tasse sui salari e più premi ai lavoratori

Antonino Regazzi segretario nazionale dei metalmeccanici della Uil è intervenuto al direttivo provinciale. Tra le proposte il superamento del modello delle relazioni industriali

Quando Tonino Regazzi, segretario nazionale della Uilm, parla ai suoi delegati sindacali si alza in piedi, non si mette la giacca e gli dà del tu. Insomma, non si dà delle arie. Forse perché sa bene che scegliere il suo sindacato significa venire sempre dopo la Cgil e la Cisl, sicuramente in ordine di citazione. Eppure la Uilm nell’ultima contrattazione nazionale ha fatto sentire la sua voce con molta determinazione, raccogliendo molti consensi anche sul territorio (ha conquistato due nuovi delegati all’Agusta, azienda del gruppo Finmeccanica).
Tra le proposte del segretario nazionale della Uilm c’è la diminuzione delle tasse ai lavoratori sugli aumenti ottenuti e il superamento dell’attuale modello delle relazioni industriali, giudicato vecchio, prediligendo invece un modello territoriale.

Regazzi, partiamo dai salari. La detassazione come andrebbe realizzata?
«Io propongo che vengano detassati subito gli aumenti ottenuti con l’ultima contrattazione per almeno due anni, lasciando intatta solo la parte contributiva. Il lavoratore paga il 9 per cento il resto lo paga il datore di lavoro. È solo il primo passo per un recupero del potere d’acquisto dei salari. Un atto di giustizia sociale».
Lei insiste sulla contrattazione territoriale. Che differenza c’è con le gabbie salariali proposte a suo tempo dalla Lega Nord?
«La maggior parte dei lavoratori non rientra nella contrattazione di secondo livello e solo il 30 per cento delle aziende fa questa contrattazione. Se si vogliono dare risposte concrete ai lavoratori in un’economia globalizzata bisogna seguire questa via. Noi riteniamo che non si possa più prescindere dal territorio e il modello di contrattazione nazionale se rimane così è destinato a morire, perché le aziende e il lavoro sono un patrimonio del territorio. Anche la flessibilità se la si regola non è il demonio e solo se la rifiuto e la lascio gestire unilateralmente, diventa precarietà».
Come si  realizza una contrattazione di secondo livello quando di fronte si hanno una miriade di aziende medio piccole dove non c’è una rappresentanza sindacale?
«Non nego che la fase iniziale possa essere complicata, però bisogna studiare una piattaforma comune applicabile a un’intera filiera con una serie di parametri oggettivi, partendo da redditività, qualità e produttività. E il contratto dei metalmeccanici potrebbe fare da apripista agli altri contratti, come è sempre stato».
Alcune aziende riconoscono già un premio risultato.
«Diciamo che è concepito come un contentino e non viene riconosciuto ai lavoratori dell’indotto. E poi non si riconosce un ruolo alla contrattazione, perché viene deciso unilateralmente».
Lei ha vissuto stagioni importanti e il confronto con gli altri sindacati non è stato sempre idiallico. Si è aperta una nuova fase?
«Noi già nel 2001 dicevamo che  occorreva una nuova piattaforma, e nuove regole e quello che è successo nell’ultimo rinnovo lo avevamo previsto. La Uil non ha come riferimento la politica, ma la rappresentanza degli interessi dei lavoratori. Gli strappi in passato hanno sempre avuto una ragione politica, basti ricordare gli anni di Cofferati. Ma ciò che vogliono i lavoratori è solo un sistema che funzioni».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 01 Febbraio 2008
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