Bestie di satana, sentenze confermate per tutti in Cassazione

Doppio ergastolo per Sapone, carcere a vita anche per Paolo "Ozzy" Leoni; 29 anni e 3 mesi per Zampollo, 26 e 3 mesi per Monterosso, 23 anni ad Elisabetta Ballarin

Sentenze confermate e definitive per tutti: così ha deciso la prima sezione penale della Cassazione in merito alle condanne inflitte lo scorso maggio dalla Corte d’Assise d’appello di Milano ai cinque imputati del processo principale alle cosiddette Bestie di satana. Accolta dunque la richiesta del pg Antonello Mura di conferma delle condanne.

Queste le pene: due ergastoli per Nicola Sapone, ergastolo anche per Paolo Leoni, 29 anni e 3 mesi per Marco Zampollo, 27 anni e 3 mesi per Eros Monterosso, 23 anni di carcere per Elisabetta Ballarin.

Si chiude dunque così la vicenda giudiziaria principale di questa orrenda storia. Sapone doveva rispondere della partecipazione diretta all’omicidio di Chiara Marino e Fabio Tollis, la notte del 17 gennaio 1998, e all’omicidio di Mariangela Pezzotta, la notte del 24 gennaio 2004. Di quest’ultimo risponde anche Elisabetta Ballarin. Furono proprio le ammissioni del suo ex fidanzato Andrea Volpe, legato in passato alla Pezzotta e terza persona coinvolta quella sera, come già nel delitto Tollis-Marino, a far scoprire l’allucinante vicenda. Il "pentito" della setta Volpe è stato condannato a 20 anni in un procedimento separato. Leoni, detto "Ozzy" in omaggio a Ozzy Osbourne, uno dei padri del genere musicale dell’heavy metal, era considerato una sorta di leader del gruppo, in grado di intimorire tutti; come lui, anche i "comprimari" Zampollo e Monterosso sono stati condannati per aver partecipato alla pianificazione del delitto Tollis-Marino. Fabrio e Chiara sarebbero stati uccisi perchè considerati "deboli" o comunque intenzionati ad uscire dal giro del gruppo. Mariangela Pezzotta pagò invece con la vita, probabilmente, l’aver saputo qualcosa di troppo sulle attività del gruppo.

Alle Bestie di satana condannate nel filone processuale principale, esclusa Ballarin, è addebitata anche l’induzione al suicidio di Andrea Bontade, schiantatosi con la sua auto su una rotonda di Gallarate la notte del 21 settembre 1998 dopo essere stato "martellato" per mesi con LSD e umiliazioni dagli altri componenti del gruppo.

Commosso Michele Tollis, padre di Fabio, che ha assistito alla lettura della sentenza: "Ho creduto alla giustizia fino in fondo", ha detto alla stampa presente, "non si puo’ dire che in questo caso non abbia fatto il suo corso". Tenace come un mastino, ha sempre rifiutato di credere alla tesi della fuga volontaria di Fabio e Chiara, facendosi investigatore per indagare negli ambienti frequentati dagli amici del figlio, promettente bassista. Tollis ha voluto ringraziare gli inquirenti e i magistrati che hanno seguito il caso di suo figlio, riportandone alla luce dopo sei lunghi anni i resti, insieme a quelli di Chiara, in un bosco presso Golasecca dove erano i due stati uccisi e seppelliti in una buca preparata in anticipo.

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Pubblicato il 06 Maggio 2008
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