L’esercito di Isabel contro la violenza
La fotografa brasiliana che vive a Tradate inaugura domenica 25 maggio la sua mostra. E con un video denuncia i soprusi di cui sono vittime le donne
Le sue donne sono belle, a volte bellissime. Spesso hanno visi espressivi, occhi profondi e il corpo di chi ha dato la vita e ora è sfiorito. Ma i corpi sono sullo sfondo, in primo piano ci sono sempre le mani, mani che intimano l’Alt. Quelle donne sono i "soldati" di Isabel Lima, la fotografa brasiliana che ha dichiarato guerra alla violenza sulle donne. Manda avanti loro, nelle sue immagini in bianco nero, per lanciare un messaggio: uccidono più le botte dentro casa della mafia. Un paradosso? Non proprio. Basta andare a vedere i numeri che Isabel snocciola nel video che verrà trasmesso a ciclo continuo durante la sua mostra e di cui non proponiamo uno stralcio.
Sos Donne verrà inaugurata domenica 25 maggio a Villa Pomini a Castellanza, durante la giornata dedicata alla fotografia. L’allestimento resterà aperto al pubblico fino all’8 giugno.
«Il lavoro che ho cominciato molto tempo fa – spiega Isabel, che vive a Tradate ormai da diversi anni – ha lo scopo di portere alla ribalta un problema che è molto discusso tra le donne, molto meno da tutta la società civile.
La violenza sulle donne è una piaga vera e l’attenzione va focalizzata non tanto sugli uomini che si rendono responsabili di delitti odiosi ma sulle donne che patiscono senza protestare. Quante sono le donne che credono di meritarsi le botte? Che credono che la colpa sia loro? Che non dicono nulla perché sono convinte di amare il loro uomo? Tante e io voglio parlare di loro».
Le foto della mostra di Villa Pomini, organizzata dall’Associazione Fotografica "L’Incontro" e dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Castellanza, sono state raccolte nel corso di dieci anni, altre invece sono recentissime.
«Le donne che ho deciso di immortalare non sono le vittime vere – spiega Isabel Lima -. Non avrebbe senso esporre queste donne già colpite dalla violenza al giudizio di chi viene alla mostra.
Le mie "modelle" sono solo icone, sono lì a chiedere rispetto in nome di tutta la categoria». Anzi, sarebbe meglio dire lo esigono, il rispetto. Stanno ritte, nascondono il volto, tendono le mani ma la loro immagine mette soggezione, fa quasi abbassare gli occhi.
«Il mio obiettivo – conclude Isabel – è invece far spalancare gli occhi su un problema che riguarda tutti. Spesso la nostra vicina di casa di cui non sappiamo nulla. Ecco perché ho deciso di collaborare con associazioni varesine che si occupano di aiutare le donne vittime di violenza: Eos e l’Albero di Antonia».
Tra le donne di Isabel non mancano le bambine, il "futuro" spesso violato e violentato da uomini che non sanno cogliere la bellezza di una donna, seppur in bocciolo. Una bellezza che, come diceva Fabrizio De Andrè, è uno scandalo intollerabile per chi sopravvive incatenato al mondo.
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