Beppe Marotta spinge il Varese: “La squadra è forte, può farcela”
Il direttore generale della Sampdoria non dimentica il suo primo amore. «Sannino e Sogliano bravissimi. Fascetti? Non perdiamo occasione per rievocare il "nostro" Varese»
In molti se lo ricorderanno con addosso l’impermeabile, a saltare di gioia al fianco di mister Eugenio Fascetti nell’anno del quasi "Miracolo a Varese", quando i biancorossi sfiorarono la promozione in Serie A. Oggi, ventisei anni dopo, Beppe Marotta (nella foto) è sul ponte di comando della Sampdoria, ironia della sorte la squadra di origine di quel Mario Colantuoni che di quel Varese miracoloso fu discusso presidente. Le sabbie mobili della serie A, la gestione del genio Cassano, le gioie e i dolori della massima divisione però non fanno dimenticare a Marotta i colori biancorossi: il direttore non perde occasione di gettare un’occhiata sui risultati e sulle cronache che parlano della squadra di Sannino sulla quale il suo giudizio è chiaro: «Il Varese è una delle formazioni più autorevoli del proprio girone: per il futuro sono fiducioso».
Direttore Marotta, come segue il campionato biancorosso?
«Mi informo con costanza. L’inzio di quest’anno non è stato buono ma mi pare che l’arrivo di Sannino abbia dato la svolta. La cosa mi fa molto piacere, perché siamo coetanei e io giocai con lui nelle giovanili del Varese: sono contento che abbia fatto compiere al gruppo una virata clamorosa».
Da ultimi a primi in quindici giornate: non è da tutti.
«Esatto: io credo che questa scalata sia meritata e penso che oltre all’allenatore vada applaudito Luca Sogliano. La squadra l’ha costruita lui e ritengo che sia una delle candidate più serie alla promozione. Non sarà facile, certo, ma voglio essere ottimista perché la rosa e la forza di questo Varese non sono in discussione».
Luca Sogliano fa da pochi anni questo mestiere: ha un consiglio da dargli?
«Quello che ho imparato in tante stagioni di calcio è la necessità di mantenere il più possibile l’equilibrio interiore. Non bisogna esaltarsi troppo quando le cose vanno bene né deprimersi se arrivano le difficoltà. E poi dico a Luca di tenere sempre presente una cosa: la professionalità e il lavoro, alla fine pagano sempre».
Una curiosità: negli ultimi anni non sono arrivati giocatori della Samp al Varese. Come sono i rapporti tra le due società?
«Buoni, e il fatto che non ci siano stati scambi non vuol dire nulla. Da parte nostra anzi, abbiamo anche seguito qualche giovane biancorosso, come Giovio che poi è finito al Palermo. Però la disponibilità a parlarci c’è sempre e questo vale per me e per tutti i miei collaboratori».
Quindi non è impossibile pensare a un’amichevole di lusso tra Varese e Sampdoria, come è avvenuto in tempi recenti con le due squadre milanesi?
«Durante la mia gestione la Samp ha già trascorso un ritiro in zona: abbiamo alloggiato al Palace e svolto gli allenamenti a Solbiate. Varese d’altra parte è un posto ideale per svolgere la preparazione, sia per motivi climatici sia per le strutture che offre. Quindi in futuro non è detto che ci torneremo, magari anche per una partita».
Il suo lavoro la "rapisce" giustamente a Genova. Impossibile rivederla a Masnago?
«Come dice lei, alla domenica sono naturalmente impegnato. Però mi piacerebbre molto venire in qualche occasione. Di quello stadio so tutto, ricordo ogni cosa: quand’ero ragazzo abitavo lì vicino e ciò è stato determinante per tutto quello che mi è accaduto in seguito. Vivo nel mondo del calcio soprattutto per quello che è avvenuto al Franco Ossola negli anni Sessanta, Settanta e Ottanta: non me lo scordo di sicuro».
Una storia in cui il suo nome rientra senz’altro. A proposito: si sente ancora con Fascetti?
«Certamente, ci chiamiamo spesso. Con il mister mantengo un ottimo rapporto e, dopo le conversazioni tecniche e le chiacchiere sul calcio di oggi, alla fine i discorsi continuano a tornare sui tempi trascorsi. E finiamo sempre per rievocare e arrabbiarci per quel maledetto Lazio-Varese, da 0-2 a 3-2 che ci precluse la Serie A. Fascetti lo ha fatto anche in pubblico, alla televisione: una ferita senza tempo».
Le foto in bianco e nero sono tratte dal libro "Miracolo a Varese" di Natale Cogliati.
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