Centro commerciale in difficoltà, chiude anche il Gran Mercato
A "Il Fare" di viale Lombardia le saracinesche si abbassano a ritmo continuo: "Mancano i servizi e non ci sono punti vendita attrattivi"
Inaugurato in pompa magna, il centro commerciale “Il Fare” di Gallarate continua a perdere pezzi. Il prossimo a tirare giù la serranda è il supermercato “GranMercato”, che oggi, 31 gennaio, cessa l’attività a Gallarate. I circa venti dipendenti saranno ricollocati negli altri punti vendita della catena comasca. Alla radice della decisione ci sarebbe la sempre più scarsa affluenza di clienti e i conseguenti ricavi ridotti all’osso. Richieste all’ufficio Attività produttive del Comune di Gallarate per subentrare nell’attività non ne sono al momento pervenute: tante voci, ma nulla di concreto.
Non è una novità che gli affari nel centro commerciale di viale Lombardia, inaugurato il 30 maggio 2007 dopo anni di polemiche, varianti urbanistiche, ricorsi al Tar, ritardi, proteste dei cittadini per il traffico congestionato nella zona, non vadano al meglio. Il Comune ha portato a casa in tutto 5 miliardi e 635 milioni di vecchie lire grazie ad un’operazione criticata da più parti. Col passare dei mesi i problemi del centro commerciale sono emersi, visibili a tutti solo con una visita all’interno degli spazi commerciali e nel parcheggio. La struttura è bella, non c’è dubbio: i tubi mettalici in evidenza, le grandi vetrate, gli ampi corridoi. Ultimamente però passeggere tra tanta bellezza è piuttosto desolante: saracinesche abbassate, corridoi deserti, vetrine con cartelli inequivocabili di cessata attività. Negozi di calzature e pelletteria, di prodotti sportivi, di moda e oggettistica, erboristerie, gioiellerie: l’elenco degli esercizi chiusi sarebbe lunghissimo e da quel che si dice ce ne sono altri pronti ad abbandonare. Anche la sicurezza interna ha tagliato di netto il personale: dal controllo 24 ore su 24 adesso fanno solo dall’apertura alla chiusura con un solo uomo.
Le voci dei negozianti che hanno abbandonato ripetono le stesse cose: «Mancano i servizi, manca un’offerta attrattiva che possa creare un circolo virtuoso – spiega il signor Castano della nota catena di erboristeria L’Isola Verde -. Noi abbiamo mollato il 31 dicembre e ci siamo trasferiti a Somma Lombardo: un altro tipo di lavoro, ma qui andare avanti era impossibile. Gli affitti sono sopra la media e non c’è comunicazione con la direzione». Problemi di comunicazione riscontrati anche da noi: non siamo riusciti a contattare il direttore del centro commerciale, dottor Pioggia, così come la proprietà dell’immobile, che fa riferimento all’Immobiliare Nuova Venegoni. Restiamo a disposizione per chiarimenti e rettifiche.
Anche Robert se ne è andato, lasciando il punto vendita “Sports and food” con la saracinesca giù e il cartello di scuse destinato ai clienti: «I problemi sono tanti, dal parcheggio inadeguato ad una gestione commerciale pessima – spiega -. Dei 75 negozi promessi all’inizio ne sono stati aperti una cinquantina e oggi ne restano non più di 25, ad essere ottimisti. Ora va via anche il supermercato e chiudono altri due negozi il 31 gennaio. Per me non arrivano ad aprile. I punti vendita non sono stati calibrati bene: c’erano alcune grandi firme, ma restano solo Yamamay e Marrionnaud, mentre ad esempio Calzedonia e Intimissimi hanno chiuso mesi fa. Non si poteva pensare che fosse un supermercato da 2 mila metri quadrati a fare da traino. Il declino è continuo: hanno provato a mettere esposizioni ad effetto, ottenendo l’effetto opposto a quello desiderato. Ci hanno anche fatto promesse di rilancio, come quella che avrebbe aperto un outlet, ma non se ne è avverata nemmeno una». Qualcuno che va bene c’è, come ad esempio il ristorante giapponese e la sala giochi del primo piano, ma quelli che pagano dazio sono la maggior parte.
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