L’ospedale di Cuasso in agonia. Bergamaschi:”Interverremo”
A tre anni dalla mobilitazione in sua difesa, l'ospedale lamenta numerosi problemi: poco personale, metà dei posti letto aperti, nessun servizio per i pazienti
Chissà quanti oggi, potendo tornare indietro, rifarebbero la stessa scelta. Tre anni fa, in difesa dell’ospedale di Cuasso si mossero in molti con assemblee cittadine per mettere in guardia la popolazione dal rischio della chiusura del plesso.
A distanza di tempo, quel presidio langue nel suo parco secolare, indebolito da una serie di disguidi e problemi che ne mettono a rischio serio il futuro.
L’ospedale, che vanterebbe ben 144 posti accreditati dalla Regione in campo riabilitativo, riesce a gestirne circa 80. Il personale medico non arriva alla decina e anche quello infermieristico e tecnico è all’osso. La vigilanza notturna è possibile grazie a medici volontari pagati a gettone mentre una decina di operatori assicura la pronta reperibilità in caso di emergenza.
Arrivare fin lassù, comunque, non è del tutto agevole e anche per un’ambulanza a sirene spiegate i tempi medi sono di circa 20/30 minuti.
A peggiorare ultimamente la situazione è intervenuta un’incomprensione con la ditta a cui era stato affidato l’appalto per la ristrutturazione ( un’opera per la quale sono stati messi sul piatto 4 milioni di euro), incomprensione culminata nelle recessione del contratto e il conseguente blocco dei lavori ( che dovevano concludersi nel 2007).
Prima della fine dello scorso anno, il primario di riabilitazione neurologica ha deciso di andarsene ( e non sembra in modo cordiale).
Nei giorni scorsi, il responsabile della riabilitazione pneumologica è stato nominato primario a Varese, anche se il suo incarico ricomprende l’unità cuassese.
Delle tre unità presenti, solo quest’ultima assicura un livello qualitativo d’eccellenza, con il più alto gradimento a livello aziendale da parte degli utenti. Decisamente diverso è lo stato di salute di quella neurologica in evidente sofferenza mentre è quasi moribonda la specialità cardiologia.
Difficoltà oggettive che, però, non abbattono l’ottimismo del direttore generale dell’azienda ospedaliera varesina Walter Bergamaschi: «La riabilitazione è uno dei nostri obiettivi. Tra i più importanti. Non si può pensare al futuro senza la riabilitazione. E, in questo momento, l’ospedale non ha altri spazi adeguati per contenere tutti i letti».
Avete presentato il progetto per il Day center, un’opera da 35 milioni di euro. Possibile che con tutti i padiglioni vuoti non si riuscisse a prevedere uno spazio all’interno del Circolo?
Oggi non abbiamo nessuna realtà adeguata pronta e qualsiasi soluzione alternativa richiederebbe comunque non meno di tre-cinque anni per essere realizzata ..…
E intanto si assiste alla lenta agonia di Cuasso?
Assolutamente no. Ho intenzione, a breve, di indire un concorso per il ruolo di primario di riabilitazione neurologica e a cercare personale a tempo determinato che sostituisca le figure mancanti
C’è un problema di sicurezza per i pazienti?
No. La riabilitazione pneumologica è uno dei nostri fiori all’occhiello a livello aziendale. Qualche problema si registra nel reparto neurofisiatrico ma, con l’arrivo del nuovo personale, sono sicuro che si supereranno. Discorso diverse merita l’unità cardiologica: in effetti, questo è un settore più delicato, per il quale stiamo pensando a soluzioni diverse.
Ma quanto costa mantenere una struttura simile?
Sicuramente i conti sono in sofferenza , ma la situazione non è peggiore rispetto a quella di altri settori. Piuttosto, certi costi di gestione della struttura sarebbero meglio impiegati per l’assistenza dei pazienti. Ma questo è un discorso più ampio. Se si riuscisse ad avviare una collaborazione proficua con un centro d’eccellenza in campo riabilitativo potremmo beneficiarne al punto di vista gestionale. Così come, se si riuscisse a stabilire una mappa della riabilitazione in provincia con le diverse eccellenze, si potrebbero ottimizzare risorse e spazi. Di una cosa sono sicuro, l’azienda ospedaliera di Varese avrà sempre la sua riabilitazione.
Di 150 letti?
Dipende dagli spazi che riusciremo a realizzare…
Per l’ospedale di Cuasso, quindi, si apre una fase determinante. Oggi l’azienda incontra i rappresentanti sindacali per affrontare la questione. Se si vorrà mantenere il presidio si dovrà investire in modo congruo e rilanciare le attività d’eccellenza che vengono espresse, fornendo al presidio quei servizi essenziali ( dal bar allo spaccio) e il personale che oggi mancano. Altrimenti si dovrà giocare “ in economia” per gestirlo in attesa di un trasloco in una nuova struttura moderna ed efficiente.
Dopo due stati generali della sanità caduti nel vuoto per il discorso della riabilitazione occorre avere presto idee chiare sul futuro.
Un treno è già stato perso, non se ne può perdere un altro.
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