Pitarresi: “Vesto la kefiah da 30 anni e sto con Gaza”
Il politico dei Comunisti Italiani toccato dal dramma di Gaza, manifesta la sua solidarietà ai palestinesi con l'abbigliamento
Non toglie mai la kefiah, tranne quando lavora con la tuta blu. Comunista, pacifista, operaio, siciliano. E la indossa, soprattuto, quando fa politica. Ogni intervento in consiglio comunale, per Pippo Pitarresi dei Comunisti Italiani, è pronunciato, orgogliosamente, in piedi, con la kefiah palestinese e con il suo marcato accento palermitano. Non la toglierà più.
"Certo, io la kefhia la porto sempre – dice Pitarresi – in questi giorno, dopo il lavoro, sull’autobus, qualcuno mi dice che è meglio che la levi per evitare ripercussioni. Ma io l’ho sempre messa e non la tolgo. L’ho indossata anche con la giacca, anche d’estate quando fa caldo. Non ho mai avuto problemi, anche se ogni tanto qualcuno mi scambia per arabo, visto che sono siciliano".
Perchè la indossa? "Perché la causa palestinese è ultasessantennale, ed è una questione irrisolta. La metto per ricordarlo a tutti. La portavo già da ragazzo, quando ci fu la prima intifada negli anni settanta, e gli israeliani rispondevano con i carri armati ai ragazzi che in mano avevano solo i sassi. E’ da allora che manifesto contro questa guerra infinita".
Chi ha ragione? "Non posso fare il giudice, su Rinascita, il giornale del mio partito, qualcuno dice che la pace non la vuole nessuno, e ogni volta che si va a votare, si tende a rinfocolare il conflitto".
Che farà adesso? "Ho partecipato alla manifestazioni e mercoledì sera, in consiglio comunale, leggerò un appello. Ho fatto scrivere ad alcuni arabi che erano in piazza con me l’altro giorno, un pensiero di pace, mi propongo come loro rappresentante. Chiedo che Israele fermi l’offensiva, ma anche che i palestinesi non sparino più missili, bisogna che da tutte e due le parti si fermino queste azioni belliche".
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