Bypass a cuore battente: a Varese incontro tra luminari

Da oltre 6 anni il professor Sala, primario di cardiochirurgia, applica questa metodica che permette di applicare un bypass coronarico senza fermare il cuore

Mettere un by pass coronarico a cuore battente. È una delle ultime frontiere della cardiochirurgia, una tecnica innovativa resa possibile dai progressi delle biotecnologie.
Per fare il punto sui risultati di questa metodica, che a Varese vanta ormai una casistica relativa a circa 6 anni, il professor Andrea Sala, primario della cardiochirurgia del Circolo ha organizzato un incontro scientifico il cui ospite d’onore era il professor Sergeant, dell’Università cattolica di Lovanio in Belgio, lo scienziato che ha approfondito dal punto di vista medico, statistico ed economico ( il docente vanta infatti tutte queste specializzazioni) questo tipo di intervento sul cuore: «Noi siamo una clinica universitaria – ha spiegato il professor Sala – quindi abbiamo, tra gli obiettivi, la docenza, la ricerca e la formazione».

In termini molto seplici, questa metodica permette di applicare bypass coronarici senza interrompere l’azione del cuore, quindi senza attaccare il paziente alla macchina "cuore-polmoni" che sopperisce all’assenza del muscolo cardiaco facendo, però, circolare il sangue in modo extracorporeo. I vantaggi consistono, dunque, nell’eliminazione della circolazione extracorporea con minor rischi di risposte infiammatorie, minor utilizzo di sangue e una riduzione delle possibilità di danni cerebrali legati alla manipolazione dell’aorta.

Non sempre è possibile utilizzare questa tecnica: nella casistica dell’equipe cardiochirurgica varesina, è il 30% dei bypass coronarici ad essere trattato in questo modo: «Non è possibile intervenire quando c’è instabilità emodinamica – spiega il professor Sala – o siamo in presenza di altre patologie cardiache, come l’insufficienza mitrale postischemica».

Attulamente, la tecnica dell’intervento a cuore battente ha sensibili ripercussioni anche sulla degenza: « Non si tratta di gradi variazioni, anche perchè noi preferiamo andare incontro alle esigenze dei pazienti che escono sempre anche psicologicamente provati da interventi simili».

All’incontro, che si è svolto nell’aula Michelangelo dell’ospedale di Circolo erano presenti anche cardiologi e cardiochirurghi di altri ospedali. In particolare, inoltre, ha tenuto una relazione la dottoressa Castiglioni della Cardiologia 2: « Questi convegni sono importanti per un confronto migliore tra le diverse equpe – ha spiegato il dottor Calveri primario della Cardiologia 2 – Quando si è in presenza di pazienti da operare, noi ci confrontiamo sempre con i colleghi cardiochirurghi per capire quale sia la miglior metodica da seguire. Si può procedere con il bypass o con l’angioplastica: la scelta è sempre legata alle condizioni generali del paziente»

Lo scorso anno, l’equipe diretta dal professor Sala ha effettuato 600 interventi: « Da quando siamo entrati nel nuovo ospedale stiamo lavorando meglio e di più. Certo, abbiamo ancora una lista d’attesa, anche se non esagerata. Nel futuro abbiamo messo in conto un incremento ulteriore di interventi».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 06 Febbraio 2009
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