Cassa integrazione alla Lindt. E’ la prima volta
Quattro settimane di stop alla produzione per un calo di ordini in Spagna e Inghilterra. L'azienda parla di difficoltà temporanee, sindacati
Non è una crisi strutturale, ma solo una difficoltà temporanea dovuta al calo dei consumi, in particolare sul mercato spagnolo e quello inglese. Per i quali produce, in parte, lo stabilimento di Induno Olona. Eppure, è un segnale a suo modo epocale, del momento durissimo che stiamo vivendo. Per la prima volta nella sua storia, la Lindt ha annunciato 4 settimane di cassa integrazione per 400 dipendenti, 317 operai e 105 impiegati. “Abbiamo fatto un accordo con la direzione aziendale e a fronte di una richiesta iniziale di 6 settimane, abbiamo concordate 4 settimane di cassa integrazione, non consecutive, in cui lo stabilimento sarà chiuso – spiega Alberto Galli della Rsu – probabilmente ci sarà una settimana di stop ogni mese, a partire dal 16 di marzo, e fino a giugno. A queste vanno aggiunte le ferie concordate di aprile, 3 settimane di ferie e recuperi che vengono fatte ogni anno dopo la produzione delle uova di pasqua – continua il sindacalista – Siamo consapevoli che non sia una situazione voluta dall’azienda, ma un effetto della crisi mondiale che ha determinato un calo di ordini”.
Da parte sua la Lindt, storico marchio del cioccolato svizzero con cuore varesino, conferma che si tratta solo di una situazione momentanea. “C’è stata una riduzione degli ordini, i consumi sono rallentati, e abbiamo dovuto pianificare una diminuzione dei volumi di produzione – dicono dall’azienda – è una cassa integrazione congiunturale dovuta a una crisi estesa. Va tenuto conto che produciamo cioccolato, lavoriamo su freschezza e qualità, non facciamo ad esempio il ferro. Non possiamo dunque produrre e stoccare, in attesa di tempi migliori, abbiamo dovuto pianificare questa soluzione”. lindt ricorda comunque che Induco Olona rimane al centrod elle strategie del gruppo, e che nel 2007, proprio a fronte di questa importanza, sono stati fatti investimenti forti investimenti per aumentarne le dimensioni produttive.
Una fotografia della crisi nell’agroalimentare arriva invece dalla Flai Cgil, la federazione che difende gli interessi dei lavoratori del settore. Secondo il segretario provinciale, Domenico Lumastro, tra i grandi marchi colpiti da riduzioni ci sono Lindt & Sprungli, Carlsberg Italia, Salumificio Ceriani, Fjord SpA. “I primi a pagarne le conseguenze sono i lavoratori con contratti a termine e stagionali – commenta Lumastro – nelle industrie alimentari il lavoro a termine e stagionale ha un’incidenza consistente con punte attorno al 50%”. Per questo, il sindacato chiede che la cassa integrazione venga estesa anche ai precari e alle piccole imprese.
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