“Ce la aspettavamo, ma non provo soddisfazione per le dimissioni di Veltroni”

Intervento di Giuseppe Nigro, Segretario Partito Socialista Federazione Provinciale di Varese sulla situazione del Pd

Riceviamo e pubblichiamo
 
Non provo alcuna soddisfazione per le dimissioni di Veltroni.
Vice di Prodi nel primo governo di centrosinistra, segretario del PD, riconosco a Walter Veltroni di essere stato un buon ministro dei Beni culturali. Come leader politico penso cha abbia gravi responsabilità. Noi socialisti avevamo scommesso sul giorno delle sue dimissioni ben prima delle elezioni politiche di aprile. Ora che ciò è avvenuto non riesco a provare alcuna soddisfazione, ma soltanto preoccupazione per la piega che ha preso il confronto nel PD.
Un dibattito privo di spessore e non come una occasione per rigenerare un confronto con e nel paese per rifondare la sinistra. Si assiste all’ennesimo tormentone e conflitto di un ceto politico che pensa di essere autosufficiente, non soddisfatto di ritenersi maggioritario.
A Veltroni va imputata l’assenza di una adeguata cultura politica, indispensabile per comprendere le grandi questioni del paese.
La sconfitta in Sardegna mette a nudo, in realtà, la debolezza dell’intero gruppo dirigente del Pd di fronte alle grandi questioni della nazione italiana. Non avevamo e non abbiamo bisogno in questo paese di un partito politico a “vocazione maggioritaria”, ma di un partito riformista di solida cultura socialista, liberale e democratica.
Le due subculture di provenienza dei democratici, quella comunista e quella cattolica democratica, ora non possono più rimuovere il confronto con le culture politiche europee che fanno perno sul socialismo liberale, pena la disgregazione definitiva del progetto che pure ha visto coinvolte migliaia di persone. In Italia, oggi di fronte allo strapotere della destra è necessario che si affermi un partito in grado di affrontare, la crisi internazionale, e le storiche fratture italiane, dotato di un disegno non provinciale e sappia collocare il paese in Europa. Quando Rosy Bindi, in queste ore minimizza la portata delle elezioni europee, non comprende la portata del disegno dell’Unione che da tempo, in molti settori, determina e condiziona la vita dei cittadini italiani.
Sul piano nazionale la sinistra di governo ha bisogno di un partito che sappia affrontare il “governo dello sviluppo”, inteso non soltanto in termini economici.
Oggi, non siamo più in presenza di nessuno degli elementi essenziali che hanno accompagnato la trasformazione del paese nel secondo dopoguerra: bassi salari, bassi consumi, alta disoccupazione, emigrazione. Al contrario, nonostante la grave crisi economica, il paese si caratterizza per la sua economia matura, caratterizzata da elevati consumi, salari elevati, seppure inferiori al resto d’Europa, territorio di immigrazione.
Oggi, è necessario cogliere l’interdipendenza fra i problemi nazionali e le tendenze generali. Soltanto un partito capace di recuperare una funzione dirigente nazionale, in grado di ridurre e ricomporre le fratture fra le grandi masse popolari, recuperare gli elementi di una comune appartenenza degli italiani alla nazione, rendendo solido il nesso cittadinanza/identità culturale e storica potrà diventare una risorsa credibile per la sinistra di governo. 
Tutto il resto è fantasia, categoria importante per lo spirito, non per la politica. Il sogno non poteva essere Kennedy recuperato con cinquant’anni di ritardo. Veltroni non si trovava a Camelot e intorno al suo tavolo, visibilmente non rotondo, non aveva fedeli cavalieri.   
Nonostante la crisi della politica socialista in Europa, Bernstein, Rosselli, Guido Calogero, Capitini, Darendhorf, Palme, rappresentano punti di riferimento per riorganizzare la sinistra. La sinistra nel paese deve pensare al modello di democrazia cui vuole concorrere e vuole sostenere: è evidente che quello veltroniano, fatto di un bipartitismo mascherato, di un presidenzialismo ambiguo, di un leaderismo plebiscitario, di un sistema politico fondamentalmente dirigistico è fallito.
Noi socialisti ci batteremo perché nel paese si affermi una idea di democrazia repubblicana, intesa come comunità civica, ricca di una pluralità di esperienze, di solidarietà. A questa idea cercheremo di conformare il sistema istituzionale e quello politico.
 

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 19 Febbraio 2009
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