La mafia a Varese c’è e si vede
I clan si alleano tra loro e fanno affari soprattutto nel sud della provincia. Il libro "Polo nord. La nuova terra dei padrini del Sud" (Selene edizioni)di Igor Greganti e Fabio Abati ne ricostruisce la storia
«I Rinzivillo e gli Emanuello lassù, a Varese, non si fanno nemmeno la guerra. C’hanno dentro anche i calabresi e i napoletani… Qui c’è tanto di quel danaro che possiamo viverci tutti». Chi sostiene che nel profondo e ricco nord la mafia non esiste, dovrebbe leggere “Polo nord” il libro di Fabio Abati e Igor Greganti. L’editore (Selene edizioni) ne ha tirate mille copie. Poche per il mercato, abbastanza per ricevere un paio di telefonate intimidatorie.
(foto, da sinsitra: Fabio Abati, Igor Greganti e Vittorio Colombo)
Il capitolo mafia in questa provincia, dopo la stagione dei sequestri, dei morti ammazzati e dei grandi processi (come "Isola Felice 1 e 2"), non è per niente chiuso. «All’inizio degli Anni Novanta – ha ricordato il giornalista Vittorio Colombo, durante la presentazione alla Libreria Feltrinelli di Varese – ci sono state una serie di operazioni di polizia che in Lombardia avevano stroncato organizzazioni mafiose, soprattutto legate alla ‘ndrangheta. In questa provincia e anche nel comasco c’erano personaggi di spicco in soggiorno obbligato, come Roberto Cutolo, assassinato a Tradate. Ma erano sempre gli affari, l’economia, il business a determinare la loro presenza, come del resto avviene oggi».
Il grande nord con la sua frenetica attività economica è, dunque, il luogo ideale dove riciclare e reinvestire i soldi che arrivano dal traffico di cocaina. Quel fiume di danaro sfocia nelle imprese edili, che ottengono subappalti nei grandi cantieri, dove viene sfruttata manodopera extracomunitaria naturalmente in nero, nei ristoranti, nei centri commerciali, nei night club, nell’usura, negli investimenti finanziari, nel business dei rifiuti. La provincia di Varese, soprattutto il sud della provincia, ha un ruolo determinante in questa partita sporca. Il factotum del clan dei Rinzivillo al nord sta proprio a Busto Arsizio, dove vive una numerosa comunità di gelesi, e da lì tira le fila di un business che parte da Caltanissetta e arriva a Varese, passando da Lodi, Mantova, Ferrara e Roma. Gli inquirenti scrivono: «I Rinzivillo hanno creato una micidiale macchina economica».
«Al nord la mafia non trova strutture che le si oppongono – dicono i due autori – c’è un sistema che l’asseconda e quel sistema è fatto di colletti bianchi». Faccendieri, imprenditori, stimati professionisti che stanno dentro le banche, che amministrano società e holding, che sanno far di conto e soprattutto come riciclare e reinvestire i soldi. «Ai mafiosi servono persone che abbiano dimestichezza con le carte, che sappiano sfornare false fatture o ottenere finanziamenti senza garanzie. Su al nord, quelle carte si sa come farle girare. Sono come foglie di autunno, a un certo punto cadono, fanno humus e generano nuova ricchezza e anche un nuovo sottobosco criminale».
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