“Senza l’ospedale, Burdo non avrebbe raggiunto quei traguardi”

Il direttore generale dell'azienda ospedaliera Walter Bergamaschi replica al responsabile dell'audiovestibologia sul futuro dei reperto e la presunta fuga dei medici

Pubblichiamo integralmente la replica che il direttore dell’Azienda ospedaliera di Varese Walter Bergamaschi ci ha inviato dopo la lettera inviataci dal responsabile dell’Audiovestibologia Sandro Burdo

 

 Ho sempre provato diffidenza verso coloro che si sentono portatori unici di una professionalità e moralità "pura” e che giustificano una loro presunta  superiorità incompresa con il non essere “allineati”.  Sono sempre stato convinto che tutti quanti (in primis il Direttore Generale) siamo utili, ma nessuno indispensabile.

 

Mi intristisce però il tentativo di avvalorare ipotesi allarmanti e senza fondamento alcuno partendo da un  fenomeno assolutamente fisiologico, e per certi versi positivo, come quello del turn over del personale.

 


L’amarezza deriva dal fatto che questo modo di agire, dopo tutto, non colpisce l’Azienda Ospedaliera ed il suo Direttore Generale, che hanno strumenti  e consapevolezza per poter rispondere, ma colpisce la fiducia e l’aspettativa di coloro che si rivolgono a noi  per affidarci la cura del loro bene più prezioso: la salute.

 

Per questo, trovo molto grave che un medico della competenza  del dr. Burdo non senta di avere questa responsabilità e sensibilità nei confronti dei pazienti.

 

Nell’Azienda Ospedaliera di Varese operano più di 650 medici, di cui oltre 570 dipendenti e circa 80 convenzionati con l’Università degli Studi dell’Insubria. Nel 2008 le dimissioni volontarie o i trasferimenti hanno riguardato 12 medici dipendenti a tempo indeterminato e 3 universitari: complessivamente 15 medici, pari al 2,3% del totale.    E’ questa l’emorragia o il ‘grande esodo’?

 

Accanto alla decisione  di alcuni professionisti di lasciare la nostra Azienda ci sono motivazioni che vanno rispettate e che possono riguardare  aspetti familiari, logistici, di carriera  o anche il desiderio di affrontare  nuove sfide professionali, come succede in tutti gli ospedali e in tutte le aziende pubbliche e private del mondo, in tutti i settori professionali.
Ho parlato con i clinici che hanno annunciato le loro dimissioni e in nessuno di loro ho trovato un sentimento di frustrazione o di contrapposizione nei confronti dell’Ospedale di Circolo e delle opportunità che sono state loro  offerte. Al contrario ho sentito parole di gratitudine nei confronti di un’Azienda che li ha messi in condizione di crescere professionalmente ed esprimere al meglio il loro valore, per la scuola che hanno trovato, per le tecnologie innovative che hanno avuto a disposizione, per la possibilità di mantenersi aggiornati,  per la presenza di colleghi, ma anche di personale tecnico ed infermieristico, di assoluto valore.  Una scuola, delle tecnologie e un team che restano e sui quali i nostri pazienti sanno di poter contare.
Per questo, penso che, entro certi limiti, un ricambio sia da considerare anche positivo: non possiamo pensare che ci possa essere un primariato per tutti, ma ci fa piacere che professionisti validi possano operare in altre aziende, spesso mantenendo  rapporti collaborativi con il nostro Ospedale e lasciando spazio alle opportunità di crescita di nuove generazioni. Anche questo è compito di un ospedale polo universitario e mi sembrerebbe più preoccupante pensare che i nostri medici fossero costretti a rimanere in Azienda perché ‘fuori mercato’. 

 

Un ultimo dato che credo possa confermare queste tesi e dare serenità ai nostri pazienti: nel  corso del 2008 il prof. Zatti ed il prof. Grassi, collaboratori “storici” del prof.Cherubino,  hanno lasciato la divisione di Ortopedia dell’Ospedale di Circolo per assumere incarichi primariali in altre aziende ospedaliere: gli interventi ortopedici sono aumentati di circa il 10% nel 2008, grazie anche alle possibilità offerte dal nuovo quartiere operatorio.
La verità, per concludere, è che, nel 2008, abbiamo mantenuto la promessa fatta a questo territorio di estendere e migliorare l’offerta sanitaria erogata: siamo cresciuti in modo rilevante  nell’attività di ricovero, nel numero di interventi acquisiti e nelle prestazioni ambulatoriali.

Queste considerazioni valgono anche per l’Audiovestibologia dell’Ospedale di Circolo. Credo di non essere smentito se affermo che nessuna unità operativa audiovestibologica in Italia ha realizzato il numero di interventi per la cura della sordità eseguiti a Varese.

Invito il dr. Burdo a riflettere se questi risultati possono essere completamente disgiunti dalle risorse che l’ospedale ha messo a disposizione al suo reparto. Senza nulla togliere alle capacità professionali del dr. Burdo e all’innovativo percorso terapeutico per i pazienti sordi intrapreso dall’audiovestibologia di Varese, io credo che questa eccellenza possa mantenersi soprattutto grazie allo straordinario rapporto di supporto reciproco che si è creato fra, da una parte, la Fondazione Audiologica Varese (FAV), l’Associazione Genitori ed Utenti Audiovestibologia Varese (AGUAV) e,dall’altra,  l’Azienda Ospedaliera. Senza le risorse finanziarie e umane erogate dalla FAV e senza il legame dei pazienti alla “loro” audiovestibologia non avremmo potuto raggiungere questi  primati nazionali,  in quanto la nostra vocazione primaria è rispondere ai bisogni di questo territorio. Ma senza un ospedale che ha investito e che continua ad investire in questo settore (nel 2008 sono state acquistate protesi per 2,3 milioni di euro ed è cresciuto ancora il numero di interventi eseguiti), allo stesso modo, questi risultati non sarebbero stati possibili e  molti bambini sordi non avrebbero potuto acquistare l’udito.

 

È  un modello di collaborazione virtuoso, che applica nella pratica quella sussidiarietà di cui il nostro sistema sanitario ha tanto bisogno,  in cui l’Azienda crede fermamente e che vorrebbe estendere anche al rapporto con il Pio Istituto dei sordi.  Per questo, in una lettera inviata il 26 gennaio scorso al dr.Burdo e ai rappresentati della FAV e del Pio Istituto confermavo la disponibilità a partecipare attivamente alla creazione di un nuovo soggetto (IEA) le cui finalità siano “ il supporto all’attività dell’Azienda Ospedaliera per  il mantenimento dell’eccellenza raggiunta, il fund raising per nuove iniziative, l’attività didattica e di ricerca, l’erogazione di prestazioni di presa in carico e di supporto ai pazienti,  socio-sanitarie, sociali che insieme a quelle sanitarie completano il percorso diagnostico terapeutico dei pazienti sordi”.

 

È legittimo che il dr.Burdo possa avere idee e aspirazioni diverse al riguardo, ma è scorretto affermare che l’Azienda non ritiene prioritaria la cura dei pazienti audiovestibologici. Le nostre priorità e il nostro impegno per l’audiovestibologia, che è impegno per i pazienti, sono trasparenti e se il dr. Burdo vorrà condividerle ne saremo felici.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 05 Febbraio 2009
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