Svizzera, gli accordi bilaterali non sono in discussione

Chiuso il referendum sulla libera circolazione con l’Unione Europea. Affluenza oltre il 52 per cento: il “Sì” quasi al 60 per cento, mentre solo in quattro cantoni ha vinto il “No”, tra cui il Ticino

La Svizzera si è pronunciata per la libera circolazione con l’Unione Europea. I patti bilaterali non sono quindi in discussione, l’elettorato è stato chiaro e non viene più messo in discussione quanto deciso negli anni scorsi, nel 2000 e nel 2005.
Con il referendum di domenica, le cui urne si sono chiuse alle 12 di domenica 8 febbraio, l’elettorato elvetico si sarebbe dovuto esprime se proseguire o meno con la politica di apertura con il resto del continente o se, invece, tornare a una politica più protezionista, senza accordi bilaterali. Il ha quindi prevalso, raggiungendo il quasi il 60 per cento dell’elettorato, mentre la partecipazione al voto è stata molto alta, con oltre il 52 per cento degli aventi diritto al voto.
 
Hanno quindi vinto i sostenitori del rinnovo dell’accordo per la libera circolazione delle persone, nonché l’estensione dell’accordo a Romania e Bulgaria. L’incertezza sul risultato era molto alta e la vittoria del non era scontata. Anzi: le previsioni davano un testa a testa fino all’ultimo momento tra le due fazioni. Ma così non è stato. Gli elvetici si sono nettamente schierati.
Anche a livello di cantoni l’approvazione è stata dalla parte della prosecuzione dell’accordo: a favore si sono schierati 17 cantoni e 5 semicantoni. Soltanto Ticino, Svitto, Glarona e Appenzello Interno si sono pronunciati contro. In totale, comunque, la prosecuzione degli accordi con il resto dell’Europa, è stata approvata con il 59,6% di voti a favore, contro il 40,4% di no.
 
Il risultato del referendum era molto atteso anche per il Nord Italia e in particolare la Lombardia. Le lavoratrici e i lavoratori frontalieri italiani in Svizzerasono più di 50mila nelle provincie di Bolzano, Como, Sondrio, Varese, Verbano-Cusio- Ossola e occupati nei cantoni Grigioni, Ticino e Vallese. Nel varesotto i frontalieri erano poco meno di 30mila nel 2002 e, ad oggi, la Cgil ha 2.358 iscritti.
Negli anni hanno ricevuto indubbiamente numerosi vantaggi dall’esistenza degli Accordi bilaterali: sono state abolite le zone di frontiera in cui erano obbligati a risiedere, entro 20 km dal confine; non c’è più l’obbligo del rientro quotidiano, basta quello settimanale; è consentita la mobilità professionale e geografica; soprattutto, non è più richiesto il permesso preventivo, con la subordinazione dell’assunzione a quella dei cittadini svizzeri.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 08 Febbraio 2009
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